Padova 10 gennaio 2016, chiude i battenti, la Mostra dedicata al giovane Felice (Maria, Fortunato, Giovanni, Luigi) Casorati, uno dei massimi protagonisti nell’arte del Novecento, nato a Novara il 4 dicembre 1883, figlio dell’ufficiale Francesco Casorati, di stanza in quel periodo presso Novara.
Nomade per dovere. Pur essendo ancora piccolo, era già vissuto a Reggio Emilia e a Sassari, la famiglia prese alloggio in una casa in via S. Sofia 37, nella cui soffitta Felice allestì il suo primo studio.
Furono gli anni del Liceo Tito Livio e susseguente facoltà di Giurisprudenza ma anche anni, nei quali il giovane alternava la passione della musica (alla quale si era dedicato anima e corpo, sino a procurarsi un forte esaurimento nervoso) a quella della pittura.
Durante il periodo della convalescenza, in una casa di campagna a Praglia, il padre gli regalò una scatola di colori: fu la scintilla di una lunga e fortunata vita d’artista, che lo rese famoso.
Da giovane artista qual era conduceva una vita universitaria serena e spensierata con gli amici di facoltà e non, tra il tanto Cristoforo Piovan, Camillo Luigi Bellisai e Pietro Capoferro, apprese le prime tecniche pittoriche dell’artista padovano Giovanni Vianello.
Maggiore di dieci anni, ma era il pittore giovane più stimato in città, aveva già partecipato a mostre nazionali, introdotto nell’ambiente artistico locale una linea di rinnovamento, rispetto al naturalismo ottocentesco ancora molto dominante.
La città attraversava una fase di capovolgimento molto vivace, la modernizzazione era presente in ogni luogo, anche l’ambiente artistico era assai dinamico e si poteva contare sulle novità, portate avanti dal giovane ed estroso allievo di Balla a Roma, Umberto Boccioni.
Si poteva contare molto sulla genialità del segno di Ugo Valeri, già affermato come illustratore a livello nazionale e sullo scambio di pareri con i pittori protagonisti, del verismo veneziano.
Vi erano inoltre, due imprese pittoriche di largo respiro che portavano a Padova artisti di altre città. La decorazione dell’abside della Basilica del Santo, a Padova la cui esecuzione era opera del pittore Achille Casanova, mentre la decorazione, al Ristorante Storione, era eseguita, dal pittore Cesare Laurenti.
Felice Casorati, apprendeva i rudimentali segreti del mestiere da Vianello, rielaborandoli in solitudine, come dimostrano le foto dell’apprendista pittore, nel suo studio di Padova. Gli anni dell’apprendimento, sono da riferirsi, di fatto, tra il 1902 al 1907, l’anno dell’esordio alla Biennale con “Ritratto di signora” (nel quale ritrae la sorella Elena) e del trasferimento a Napoli, da cui si allontanerà in seguito, per stabilirsi definitivamente a Verona nel 1911.
La mostra ripercorre gli anni di formazione, tra Padova Napoli e Verona con dipinti grafici e un cospicuo numero di opere e documenti inediti. Tra i tanti spicca il ritratto dell’amica confidente, Tersilla Guadagnini, una signora dell’alta borghesia torinese trasferitasi a Roma, che lo incoraggiava e seguiva il cui carteggio è stato sempre considerato dagli studiosi, uno speciale diario di quegli anni. In mostra figurano le opere capitali degli anni padovani e napoletani, in particolare è esposto per la prima volta, dopo l’unica comparsa in un’esposizione torinese del 1908, il ritratto di Don Pedro de Consedo, che rivela una qualche influenza spagnoleggiante nel realismo a quel tempo adottato dal Casorati.
Un realismo magico il suo, sempre attraversato da una nota di enigmatica inquietitudine, che sarà la cifra saliente della sua pittura anche dopo il cambiamento, che subirà nel primo dopoguerra, con la morte del padre e il definitivo trasferimento a Torino.
In questa grande città, nel 1923 apre uno Studio Scuola, per giovani artisti, presso via Mazzini, nel 1952 tenne una personale alla Biennale e con Ottone Rosati, ricevendo un Premio speciale della Presidenza. Felice Casorati muore a Torino nel 1963.
Anna Sciacovelli