Chi dice che la figura dell’allenatore incide poco e niente sui risultati e sull’andamento di una squadra, dovrebbe rivedere la sua posizione e prendere come esempio il Napoli di Luciano Spalletti. I partenopei, con quasi gli stessi interpreti dello scorso anno, stanno facendo una stagione decisamente al di sopra delle aspettative, perlomeno in campionato. Dopo l’amarissimo finale di stagione della scorsa annata, caratterizzato dal pareggio interno contro l’Hellas Verona che ha lasciato fuori la squadra azzurra dalla Champions League, la società partenopea ha deciso di ripartire dal tecnico toscano, tornato in attività dopo l’esperienza all’Inter di tre anni fa. Ripensando alla stagione precedente, è incredibile non veder figurare il Napoli nel calendario, nei risultati, sui campi, nelle statistiche e nelle quote sulle partite di Champions League. La sessione estiva e quella invernale non hanno lasciato spazio a colpi di mercato clamorosi, tanto che il semi-immobilismo ha suscitato non poche polemiche tra i tifosi napoletani.
L’unica vera bomba di mercato che ha riguardato il Napoli, quest’anno, è stato il contratto firmato da Lorenzo Insigne con il Toronto. Il capitano azzurro, diventato anche campione d’Europa in estate con la nazionale italiana, lascerà il paese a giugno per dirigersi in Canada e in MLS. Nonostante la notizia abbia scosso non poco l’ambiente napoletano, la squadra è riuscita a restare compatta e a rimanere in piena corsa per il titolo. Merito anche di Luciano Spalletti, che ha trasmesso certezze a tutta la squadra. I momenti difficili nel corso della stagione non sono di certo mancati, le sconfitte interne contro lo Spezia e contro l’Empoli sono solamente due esempi, ma il Napoli, anche quando sembrava sul punto di crollare, ha sempre reagito da grande squadra.
Non è bastata neanche la cocente eliminazione in Coppa Italia, avvenuta dopo la sconfitta interna contro la Fiorentina, per abbattere gli uomini di Spalletti. Oltre all’aspetto mentale, la squadra sembra aver fatto dei passi da gigante anche nello sviluppo del gioco e nella fase difensiva. Lo abbiamo visto soprattutto all’inizio della stagione, quando il Napoli sembrava una vera e propria macchina da guerra. Prima dell’exploit dell’Inter, infatti, il campionato è stato comandato per più di 10 giornate dai partenopei. Le 8 vittorie consecutive ad inizio campionato hanno convinto tutti riguardo al potenziale della rosa, che si è fermata per la prima volta sul campo della Roma di José Mourinho.
La manovra sembra essere molto più fluida, c’è un’altra intensità nel possesso palla, grazie al quale il Napoli sfinisce l’avversario attraverso una fitta rete di passaggi. I terzini hanno la libertà di spingere e di sovrapporsi, considerati i movimenti degli esterni offensivi che, accentrandosi, lasciano libere le corsie esterne anche per gli eventuali inserimenti dei centrocampisti. In fase di realizzazione Osimhen sta trascinando i suoi compagni, è forte nei duelli aerei e si rende pericoloso anche in profondità, quando con i suoi scatti tenta di allungare la difesa avversaria. Il pressing è alto e coordinato, volto a recuperare il pallone nella trequarti avversaria. La fase difensiva sembra essere decisamente più solida, grazie all’organizzazione tattica della squadra e al prezioso lavoro di Anguissa a centrocampo, che, con la sua fisicità e con il suo posizionamento, forma una sorta di diga davanti alla difesa.