La finanza comportamentale, un sottocampo dell’economia comportamentale, propone che le influenze psicologiche e i pregiudizi influenzino i comportamenti finanziari degli investitori e dei professionisti finanziari.
Influenze e pregiudizi possono essere la fonte per la spiegazione di tutti i tipi di anomalie di mercato e in particolare di anomalie di mercato nel mercato azionario, come forti aumenti o diminuzioni del prezzo delle azioni.
Si tratta di un approccio innovativo complementare a quello tradizionale e descrittivo. Non presuppone che gli individui siano razionali, ma spiega gli errori che tendiamo a fare e come correggerli, almeno secondo le opinioni di esperti sul trading
All’interno della finanza comportamentale si presume che la struttura delle informazioni e le caratteristiche dei partecipanti al mercato influenzino sistematicamente le decisioni di investimento degli individui.
La finanza comportamentale appare per la prima volta nell’economia neoclassica grazie a Adam Smith con il suo libro “Theory of Moral Feelings” che descriveva il funzionamento del comportamento psicologico individuale e Jeremy Bentham con il suo testo basato sulla psicologia dell’utilità.
Dopo essere scomparsa dal pensiero economico per oltre mezzo secolo, l’economia comportamentale ha conosciuto una nuova nascita negli studi di economia intorno agli anni ’60.
Attraverso lo sviluppo della psicologia cognitiva modelli economici di comportamento razionale si fondono con modelli cognitivi legati al processo decisionale.
Negli ultimi quindici anni sono stati assegnati tre premi Nobel per un lavoro sulla finanza comportamentale dello psicologo Daniel Kahneman e degli economisti Richard Thaler e Robert Shiller.
La maggior parte delle teorie economiche, ad esempio EMH (ipotesi di mercato efficiente), si basano sull’idea che l’atto degli individui all’interno dei mercati sia razionale.
Tuttavia, quando nel mercato si verificano anomalie come bolle speculative, il comportamento dell’investitore non è solo dovuto alle asimmetrie informative o al fallimento di una teoria del mercato efficiente, come affermato dalla finanza standard, ma anche a comportamenti irrazionali influenzati da forti emozioni. La finanza comportamentale offre un’interpretazione più realistica e umana del funzionamento dei mercati finanziari.
La teoria spiegata della finanza comportamentale e come si traduce concretamente: gli errori cognitivi
Gli errori comportamentali possono essere cognitivi o emotivi. Gli errori cognitivi coinvolgono il nostro modo di ragionare, quelli emotivi sono dettati dalle emozioni. L’avversione alla perdita è uno degli errori cognitivi più comuni.
È l’atteggiamento dell’individuo nel trattamento delle perdite rispetto ai guadagni. In altre parole, la paura di perdere un euro è più alta della gioia di averne uno. Ciò si traduce in una maggiore ponderazione delle perdite che incidono sul rischio di investimento.
Per questo motivo hanno sviluppato un modo diverso di considerare e calcolare il rischio creando modelli di valutazione che tengano conto di questa asimmetria.
Un altro errore cognitivo è chiamato pregiudizio familiare. Consiste nell’atteggiamento degli investitori a investire in titoli nazionali piuttosto che esteri. Ciò è dovuto al fatto che la mente umana tende a prediligere soluzioni riconosciute come familiari e famigerate, questo porta gli investitori a ignorare il vantaggio di diversificazione generato dai titoli esteri.
L’eccesso di fiducia è la predisposizione a un errore cognitivo che si riferisce alle proprie capacità e alla consapevolezza dei propri limiti; è una parte completa delle trappole comportamentali.
Questa condizione può rivelarsi rischiosa in una scelta di investimento. Le previsioni sono spesso sbagliate perché basate su pochi e superficiali elementi come luoghi comuni, ricordi e punti di riferimento esterni.
Trappola per i risparmiatori e investitori: l’aspetto emotivo
Secondo tanti esperti e studiosi, ed ormai è un dato assodato, la parte emotiva può risultare decisiva nel bene e purtroppo anche nel male per il successo di un investitore.
Questo significa che, seppur il successo dipende anche dalla conoscenza e dallo studio delle tecniche di investimento anche se sofisticate, una parte importante è anche legata alla disciplina e alla conoscenza della propria emotività e psicologia.
Quindi è molto più importante un approccio emotivo vincente che una strategia vera e propria: significa nel concreto avere una strategia coerente sia con i propri obiettivi di vita e la predisposizione a rischiare.
Altro elemento importante è il rapporto con il proprio consulente finanziario: si dice infatti che un investitore riuscirà ad avere molti più risultati, se non gestisce tutto in maniera autonoma ma si affida a un professionista valido.