Nasce nel 1897 a Carate Lario, Amalia Liana Negretti Odescalchi, posto sul lago di Como, scenario fisso e consumato, nei suoi romanzi.
E’ di origini aristocratiche da parte di madre, ma non è ricca, anche per questo sposa, molto giovane, il marchese Cambiasi, affascinante ma molto più anziano di lei. La passione coniugale termina molto presto e il Cambiasi, riprende la propria vita dispendiosa di gaudente disincantato e blasè, lasciando molto spesso sola la giovane sposa con la figlioletta Primavera.
Ma Liala non ha né un fisico né carattere per l’emblema dell’angelo del focolare, non la ritroviamo come una delle eroine sconfitta dal destino, o piegata dalle avversità della vita, di cui sono pieni i romanzi femminili dell’epoca.
Dietro gli occhi di un verde cupo e l’onda di capelli rossi ramati, cela una ferma intenzione di vivere la vita, e una forte voglia di esplosiva di sentirsi al centro dell’universo, attirando su di se lo sguardo del mondo.
Scatta in lei l’amore con la A maiuscola, per Vittorio Centurione Scotto, alto aitante , di qualche anno più giovane di lei, un asso dell’aviazione, che vince tutte le gare, splendido nella sua bianca divisa.
Mentre lei sta divorziando dal marito, l’amante precipita con l’aereo in acqua durante un allenamento per la coppa Schneider. La sua favola si trasforma in pura tragedia.
Liala la scrittrice del romanzo rosa italiano, nutrendolo per settant’anni di tragedie vissute o sentite, vive in prima persona quel dramma descritto mille volte nei suoi romanzi.
Torna sui propri passi e si riconcilia con il marito, nel 1931 vede la luce il suo primo romanzo rosa dal titolo “Signorsì” dirà in seguito ”’L’ho scritto per non impazzire” in meno di un mese il romanzo è esaurito.
La scrittrice aveva occupato uno spazio troppo femminile per essere neutrale, la sua morale elastica ma realistica l’ha distinta sino agli anni Sessanta e continua a essere pubblicata e letta da moltissime donne.
Spesso ripeteva “Il mio migliore romanzo è la mia vita”, un fragile castello di carte che ha resistito alle tempesta di una intera vita, ha avuto una seconda figlia ed ha conosciuto il successo e l’universale comprensione delle sue pene d’amore.
Quando Aldo Busi, arriva nella villa di Varese per il sospirato appuntamento con lei, è già novantenne, scrive: “che Liala è una regina, che non ha mai incontrato testa coronata più composta e azzurrata di questa” la descrive amorevolmente come: “una creatura di irragionevole bellezza e di una nobiltà d’animo”, che ha mantenuto intatto fine alla fine quello charme desueto, fatto della cura dei dettagli e tocchi di stile.
Anna Sciacovelli