Se guadagni circa 1.000 euro al mese e non pensi di avere significativi aumenti, devi preoccuparti delle tua pensione. Con il sistema di calcolo contributivo, seguendo le regole attuali, l’importo degli stipendi percepiti durante la carriera lavorativa incide sul risultato finale. Meno si guadagna e maggiori sono i rischi di avere una pensione inadeguata tanto che l’accesso alla pensione potrebbe essere negato. Che in Italia ci sia un problema sugli stipendi si sapeva, come da dati Instat del 2021 che diceva che uno stipendio su tre era sotto la soglia dei 1.000 e le cose non sono migliorate nell’ultimo periodo. Proprio per questo il Governo Meloni ha provveduto a tagliare il cuneo fiscale cercando di incrementare lo stipendio netto dei lavoratori con reddito inferiore a 35 mila euro; misura tuttavia che non risolve il problema perchè non guarda al lungo periodo.
Il taglio del cuneo fiscale non porta nessuna conseguenza sulla questione perchè non viene toccato l’importo lordo dello stipendio, cosi da lasciare uguali i contributi che sono messi in ogni busta paga. Ma chi rientra in questa platea di persone che lavora per 1.000 euro e deve preoccuparsi per il futuro?
COME SI CALCOLA LA PENSIONE
Dal 1° Gennaio 1996, si applica il sistema di calcolo contributivo. Il suo funzionamento è semplice da capire:
- Una parte di quota di contributi viene accantonata per il tempo lavorato, pari al 33% della retribuzione imponibile lorda per i dipendenti;
- Grazie al coefficiente di capitalizzazione la cifra accantonata viene rivalutata ogni anno, e questo è stabilito in base alla variazione quinquennale del Pil nominale. Rivalutazione peraltro, sempre più in calo;
- Il montante contributivo viene trasformato in pensione tramite l’applicazione di uno specifico coefficiente, vantaggioso soprattutto se si ritarda l’accesso alla pensione.
QUANTO SI PRENDE DI PENSIONE CON UNO STIPENDIO DI 1.000 EURO
Molto dipende da due fattori:
- Anni lavorativi;
- età in cui si accede alla pensione.
Lavorando un anno con uno stipendio netto di 1.000 euro si arriva ad una retribuzione lorda di circa 14.200 euro: 4.686 euro sono di contributi. Se ipotizziamo che un lavoratore lavori per un periodo di 20 anni con qualche aumento verserà circa 93.000 euro di contributi, arrotondati a 100 mila euro considerando anche la rivalutazione annua delle retribuzioni. Pertanto tale lavoratore prenderà di pensione circa 5.723 euro per chi va a 67 anni con la pensione di vecchiaia oppure 5.931 euro per chi rimanda l’accesso a 68 anni. Importo davvero minimo. Per poter avere una pensione più alta, si dovrà quindi lavorare per più anni: con uno stipendio di 1.000 euro e qualche aumento, per 30 anni si potrà arrivare a prendere 150 mila euro di contributi con una pensione di 8.585 annui andando in pensione a 67 anni, circa 660 euro al mese.
PERCHE’ CON QUESTI IMPORTI SI RISCHIA DI NON ANDARE IN PENSIONE?
Che gli importi non siano sufficienti per vivere dopo la pensione è chiaro a tutti. Inoltre, non tutti sanno che con un importo simile l’accesso alla pensione potrebbe addirittura essere negato, almeno, non prima dei 71 anni di età. Una regola che parte dal 1° Gennaio 1996 dice che rientrano interamente nel sistema contributivo i lavoratori che hanno iniziato a lavorare dopo la suddetta data, a raggiungere un assegno pari all’1,5 volte l’importo annuo dell’assegno sociale che permette di andare in pensione a 67 anni di età. Nel 2023, l’assegno sociale è pari a 6.542,51 euro: significa che si può andare in pensione a 67 anni solo se si riesce ad arrivare ad una pensione annua di 9.813,76 euro. Meta abbastanza difficile da raggiungere per chi, nel corso della carriera lavorativa, non si è allontanato da uno stipendio di 1.000 euro. L’alternativa è la pensione a 71 anni di età, grazie alla opzione contributiva della pensione di vecchiaia.