Parole di un poeta, alla sua musa divina, a lui appartengono questi fragili e preziosi fogli che vivono e comunicano tutta la loro forza e verità, i momenti d’amore vissuti dall’autore, dalla sua prima esperienza sino a giungere a divinizzare l’oggetto del proprio amore.
Elettra, una donna che nulla concede se non le evanescenti immagini di una felicità fatta di nulla anche di fronte alla continua sofferenza dell’amore, il quale chiede aiuto alla morte scrivendo “Sei un mistero Elettra” Che io possa morire, se non colgo una stella dal cielo.”
Per Gino Spinelli de’ Santelena, la poesia non è un cielo lontano dal gioco dei sensi e dall’intrigo dei fatti quotidiani, al contrario essa nasce e si mescola con lo stesso profondo dissidio tra la propria esistenza e l’angoscia della propria anima dibattuta tra la sete della felicità è pozzo della Samaritana.
Tutti dimentichiamo un sorso d’acqua per la nostra arsura, ma al poeta non vien data ed egli si disseta con aceto e fiele trovando la forza nella stessa angoscia che lo attanaglia e che gli consente di esternare ad Elettra tutto il proprio amore e la sua passione.
Nella continua ricerca della felicità terrena il poeta uomo ha voluto tratteggiare la sua vita e il proprio destino d’isole dove quotidianamente approdare gettando l’ancora nelle azzurre insenature del sentimento dell’amore.
L’imperfetto occhio umano vede quello che nella realtà non esiste, è solo uno strumento per esaminare il macrocosmo che ci circonda mentre non vede mai né scoprirà mai le anime che vibrano all’unisono pe affinità elettive.
Come Matilde Wesendask esalta Wagner e vittoria Colonna, mostra a Michelangelo “le più belle strade” e si compie il prodigio, Elettra, giorno dopo giorno, dona al poeta l’amore affinchè lo stesso possa realizzare un gesto, un canto, un poema.
Nessun giovane poeta sarebbe stato capace di esternare e di anticipare esperienze di una coscienza precoce mentre Gino Spinelli de’ Santelena sfuggendo alle ipocrisie e al turbamento dell’età matura, con profonda gioia tristezza, fa rivivere e trepidare con inquietitudine l’anima del lettore che vibra in stretta simbiosi con la sua.
L’amarezza della rinuncia, addolcita dalla dolcezza del linguaggio, dei destini maturi al sole delle sofferenze vissute avanzando a fatica lungo il sentiero della costanza, fa diventare l’autore giudice di se stesso.
Gino Spinelli di Santelena nell’autunno della vita prima che il vento disperda come foglie morte i sentimenti e che il fango, gli impedisca di guardare ancora le stesse, ha voluto raccogliere in nove “quaderni” tutte le liriche dedicate alla donna dal nome Elettra.
Anna Sciacovelli