La piccola stazione di Grumo Appula aveva inghiottito mio nonno, stipato in un ampio vagone in attesa della partenza verso Bari.
La gente spingeva tutti, pur di salire su quel primo treno, che trasportava pendolari e sfollati nella città di Bari, cesti, sacchi e valige toglievano spazio ai piedi della gente, che si affrettava a salire in treno già colmo di persone.
Mio nonno Francesco Colella, personale viaggiante della Ferrovia dello Stato, quel giorno si fregiava di una nuova divisa, doveva prendere servizio alle 11,00 ma in città a Bari si recava con anticipo per sbrigare alcune pratiche inerenti al proprio lavoro.
Quel giorno era il suo compleanno, in Stazione incontrò suo figlio Vito che gli fece gli auguri, a suo dire, voleva tornare presto a casa, Grumo era un paese sicuro, non lontano dalla grande città, il nonno poteva usufruire di gratuità sui treni, che collegavano la cittadina di Grumo alla città di Bari, dov’era la nostra residenza stabile. Partito il treno super affollato, la piccola stazione di Grumo rimase completamente vuota. La giornata si tracciava serena alle 12,00, eravamo già fuori dalla scuola, un’ombra di sole, faceva capolino tra le grandi nuvole scure, imbronciate e colme d’acqua.
La nostra fretta, di arrivare a casa era fare i compiti subito, senza attendere il pomeriggio, noi bimbe avevamo un grosso compito, fermarci all’ufficio telegrafico dello zio, della mia vicina di casa e avvisare quando arrivava un telegramma indecifrabile, si doveva avvisare con urgenza il titolare. “Probabile messaggio militare.”
Per noi bambine erano delle responsabilità non da poco, giacché, quel posto “Ufficio Telegrafico, Centrale di smistamento” era un porto di mare.
Quell’ufficio era il Punto unico di smistamento della posta, sia in entrata sia in uscita, e unico punto Telegrafico, sempre aperto al pubblico dal mattino alle sette a mezzanotte, che faceva servizio tutti i giorni, anche nei festivi. Per la mia amica Angela, era una vera croce. Per me una gioia, scoprire segreti e novità in ogni campo.
Quel giorno, avevo accennato del compleanno di mio nonno, quindi non potevo sostare con lei presso il punto telegrafico sino a tardi, perché dovevamo festeggiare, ma il nonno tardava, i treni avevano terminato di transitare, con grande apprensione della nonna.
In casa mancava l’acqua, bisognava andare alla fontana distante cinquanta metri da casa, per riempire una grande brocca, per il giorno dopo, la donna di servizio Rosina, era pronta con il secchio sul fianco in mia attesa, lei aveva paura di andare sola alla fontana della piazza, perché spesso un gruppo di ragazzi si fermava in quei pressi, dando fastidio alle donne. C’incamminammo verso la fontana eravamo a meno di cinque passi, quando un forte boato ci fece fermare di colpo in lontananza, notammo alte fiamme e fumo nero, iniziammo a tossire lasciammo il secchio e la brocca alla fontana, correndo senz’altro fiato, arrivammo a casa, mia madre e la nonna bianca e slavata, in viso come cenci si stringevano per la paura, fuori di casa, cerano gli uomini, della loro sorte, non si sapeva nulla.
Si attese il giorno, con grande disperazione, mia madre prese il primo treno e partì per Bari, la nonna restò a Grumo come un albero senza foglie e senza voglia alcuna di vivere, sembrava un manichino senz’anima.
Verso mezzogiorno tornò mia madre, Cassandra e i tre uomini, mio nonno Francesco, mio padre Pasquale e mio zio Vito, parlando a gran voce del disastro avvenuto a Bari, la nonna Margherita come a teatro svenne per l’Emozione.
”Erano tutti Salvi.”
Anna sciacovelli