La filosofia del risparmio è firmata Italia, o almeno questo è ciò che si evince dalla propensione al risparmio degli italiani. I numeri parlano chiaro: solo alla fine del 2021, secondo una ricerca condotta dal sindacato autonomo dei bancari (Fabi) il patrimonio delle famiglie ha superato quota 5.256 miliardi di euro, registrando un aumento del +50% rispetto all’anno precedente. Un numero impressionante che vede crescere esponenzialmente il primato del contante (+45%) e la diffusione dei conti correnti.
A fronte di questo potenziale finanziario, tuttavia, quello che ancora oggi sembra mancare è un’educazione finanziaria in grado di eliminare la diffusa credenza secondo cui mantenere i soldi sul conto corrente rappresenti la scelta migliore e più sicura per garantire la presenza costante di un gruzzoletto salva imprevisti.
Sono due, infatti, i fattori di rischio strettamente legati tra loro che entrano in gioco nella triade risparmio-conto in banca-garanzia e che possono cambiare il destino del portafoglio familiare: inflazione e potere d’acquisto. Gestire la liquidità senza tenere conto del contesto finanziario storico può rivelarsi un errore costoso anche per gli esperti del risparmio.
Nonostante ciò, il trend sembra non mostrare segni di arresto: rispetto al 2010, i depositi bancari sono aumentati del 48%, senza considerare l’impatto che la pandemia da Covid-19 ha avuto sullo stato psicologico-finanziario della popolazione. A confermarlo sono gli avvenimenti degli ultimi 15 anni: dopo la crisi del 2008, la pandemia e il conflitto tra Russia e Ucraina, oltre il 50% degli italiani preferisce rimandare le spese superflue e mettere da parte denaro per eventualità future. Secondo il neuroscienziato Lorenzo Dornetti, è la paura la prima complice di questo comportamento: “Le persone spaventate adottano due schemi comportamentali istintivi di immobilità profonda: procrastinazione e accumulo“, sostiene Dornetti.
Come l’inflazione può erodere il conto in banca?
È quindi vero: anziché scegliere di investire in piani di risparmio, stipulare polizze d’investimento più redditizie, gli italiani tendono a lasciare il proprio denaro fermo sul conto corrente bancario, rischiando l’erosione del patrimonio a causa dell’inflazione, principale causa della perdita di valore del proprio capitale.
Il futuro dei risparmi depositati in banca è molto semplice da prevedere (al netto delle oscillazioni dei valori inflazionari). Un esempio si può fare su un risparmio di 15.000 euro: se avessimo questa cifra depositata sul conto bancario, dopo un anno di inflazione con valori all’8%, l’ammontare dei risparmi sarebbe invariato – ossia sempre 15mila euro -, ma il potere d’acquisto risulterebbe eroso, al punto che il valore del nostro denaro sarà diminuito di ben 1.200 euro. Un calcolo preoccupante, specialmente considerando il periodo storico in cui ci troviamo.
La soluzione, come sempre, è a portata di mano: l’integrità dei risparmi si può e si deve preservare, per farlo, però, sono necessarie delle manovre che vadano a migliorare l’educazione finanziaria del singolo. Il linguaggio della finanza deve essere reso accessibile e inclusivo, l’alfabetizzazione finanziaria una priorità.