Quel giorno, il Pullman all’ora stabilita, non era ancora arrivato il gruppo di gitanti, con borse e valige era irrequieto e parlavano dell’assenza sia dell’autista, che del famoso mezzo, che tardava alla puntualità dell’appuntamento. Alcuni gitanti sbuffavano e si preoccupavano del ritardo mentre l’organizzatore rabboniva le persone, adducendo quel ritardo al traffico mattutino. Un lungo strombettare con il clacson e una frenata rapida fecero svegliare il gruppo e il loro parlottare contro l’autista improvvisamente cessò, un autobus si fermò vicino al gruppo. L’autista, un uomo di media statura con un vocione da tenore, invitò tutti i presenti a salire sul mezzo senza le valige, avrebbe provveduto lui alla sistemazione dei borsoni e altro nella pancia del grande mezzo.
Si era programmata una gita a Firenze, splendida e meravigliosa città, che sorge, fra il Valdarno superiore e inferiore entro una cerchia di colli di olivi, pini cipressi, ha le origini sin dall’età del ferro, fu città romana e, dal 1115 al 1434, libero comune in questo periodo si svilupparono le arti. Il periodo del Rinascimento segnò il rinnovarsi di tutta la cultura italiana e che ebbe il suo fulcro nella Firenze del quattrocento, dove l’arte era al primo posto del lungo elenco di luoghi da visitare. L’incertezza della scelta, di cosa vedere subito fece sorgere una discussione, che accese gli animi. L’organizzatore disse:” Avete aderito e come da programma sarà la gita”. Poi cambiando tonalità continuò il suo discorso: “abbiamo da visitare molto cerchiamo di non perdere tempo”. Prima tappa fu La Badia Fiorentina del (X sec.) Costruzione rifatta nel XIII, forse per opera di Arnolfo di Cambio, stupendo portale di Benedetto da Rovezzano, che è autore anche del portico rinascimentale dopo l’ingresso. Dal portico si passa a un piccolo cortile da dove si può ammirare il campanile esagonale, forse il più bello di Firenze. All’interno, a croce greca, soffitto a cassettoni, barocco, e coro intagliato e intarsiato, del XVI; dell’artista Filippo Lippi (1485 ca), ammirammo il suo capolavoro, apparizione della Madonna a S. Bernardo, due monumenti funebri, di Mino di Fiesole. Mentre a destra del Presbiterio, si esce sul Chiostro degli aranci a doppio loggiato, di V. Rossellino della metà del XVsec. Nel loggiato superiore, notiamo un affresco del Bronzino, con una storia di S. Benedetto. Dal Portico antistante alla chiesa, si passa nella rinascimentale Cappella Pandolfini.Il battistero dedicato a San Giovanni, è stato rifatto tra il (XI e il XII sec). Particolare interessante le tre porte quella a Sud, eseguita da Andrea Pisano, dal (1338 al 1347) ha vent’otto riquadri, con storie di San Giovanni Battista, due sarcofaghi romani con rilievi ai lati e sopra l’architrave, dei bronzi di V. Danti del 1571,:Con le figure di Salomè e del Battista; quella a nord la prima eseguita da L. Ghiberti (1403-24), ha lo stesso schema della porta del Pisano e in ventotto quadri raffigura la Storie del Nuovo Testamento, insieme con gli evangelisti e i dottori della Chiesa, di Tardo Gotico, che precede il Rinascimento. La porta est infine, eseguita anche questa dal Gilberti dal (1425-52) e suo capolavoro. All’interno, classicheggiante, il bellissimo pavimento a tarsie con disegni ornamentali; fonte battesimale e, dietro questo Un dipinto de XVI sec. di A. Allori, Battesimo di Cristo; Sepolcro dell’antipapa Giovanni XXIII, opera di Michelozzo, tranne la figura del giacente che è di Donatello; statua lignea, Maddalena opera dello stesso artista, (1435-55), la cupola è interamente a mosaici del XIII sec. di autore incerto; alcuni sono invece attribuiti all’artista Coppo di Marcovaldo, fra cui la gigantesca figura del Cristo, alta più di otto metri, e la riproduzione dell’inferno. Dopo questa visita ci siamo diretti alla Biblioteca Nazionale Centrale, aperta al pubblico sin dal 1747, continuamente arricchita da lasciti privati molto importanti, nel 1885 prese il nome attuale e le venne assegnato per legge, un esemplare di tutte le pubblicazioni italiane Possiede circa quattro milioni di volumi, decina di migliaia di manoscritti, lettere, incunaboli. Ha tra i pezzi più preziosi un codice della commedia della prima metà del XIV, la Commedia stampata a Foligno nel 1472, il tesoro di Brunetto Latini, volgarizzato da Bono Giamboni del XIII, oltre a una tutta la serie di autografi e manoscritti di Galileo Galilei. Esausti ma felici ci recammo al nostro albergo discutendo ancora di quello che avevamo visto, molto c’era ancora da visitare, dopo un sostanzioso pasto, liberi di sciamare nella città del Giglio ognuno scelse un posto diverso da visitare. In tre giorni visitammo Palazzo Strozzi, Palazzo Vecchio, Il Duomo, Il Battistero di San Giovanni, una fermata d’obbligo, visitare il Giardino Boboli, uno dei più grandi giardini all’italiana, fu progettato ne 1550 dal Tribolo e terminato nel 1600, su 45.000metri quadri, sfrutta il terreno in declivio a monte del palazzo Pitti e offre panorami e belle prospettive di viali, fontane e statue. I punti più caratteristici sono la Grotta del Buontalenti 1588, e l’antico l’Anfiteatro e la vasca detta vivaio di Nettuno 1565, il giardino del cavaliere il viottolone, il piazzale dell’isolotto, in una pregevole palazzina è collocato il Museo delle Porcellane. Il viaggio di ritorno, per la stanchezza fummo molto silenziosi ci colse una sonnolenza continua lungo la penisola facemmo solo due brevi soste. Mi ripromisi di tornare a Firenze,per continuare la scoperta di questa splendida e stupenda città d’arte. A mio modesto avviso Firenze è una scoperta continua.
Anna Sciacovelli