Una gita culturale preparata e studiata a tavolino, impegnava l’anziano Presidente della nostra Associazione, da circa un mese, i contatti con la Sicilia erano diventati giornalieri, la distanza, che ci separava da quella famosa e bella città all’epoca spaventava un po’, quindi si andava con i piedi di piombo, Bisognava prendere il traghetto e non tutti erano propensi a questo nuovo modo di viaggiare. Dopo tanto pensare si decise di fare la gita, con partenza da Bari sino a Villa San Giovanni, traghettare lo stretto per arrivare Messina, scendere in giornata sino ad Agrigento dove ci saremmo fermati tre giorni per visitarla e vivere anche noi la loro sicilianità. Finalmente a tappe intermedie, arrivammo in quel di Agrigento, di primo pomeriggio, ci accolse la moglie dell’albergatore con simpatica cortesia distribuì le chiavi con preghiera di lasciarle se andavamo in giro per la città. Una cena gustosa e una brevissima passeggiata e poi stanchi a letto.
La sveglia del mattino ci trovò già svegli pronti per le scoperte da fare. Agrigento Antica e famosa città della costa meridionale siciliana fondata da coloni Greci e rodio-cretesi nel (581 a.C.) su di un acroroco vicino al mare e rapidamente divenuta potente. Nel V sec. a.C. che all’apice della sua potenza e ricchezza e dei suoi estesi domini fino alle coste settentrionali, iniziarono le grandi costruzioni, che oggi formano la valle dei Templi, uno dei maggiori complessi archeologici dell’isola. Occupata nell'(a.C. 210), dai Romani, godette di benessere sino al dominio bizantino; decaduta e ridotta in rovina, fu ricostruita dagli Arabi, poi dai Normanni,in posizione più elevata. Le sue viuzze ripide e strette, abbastanza lunghe portano al centro della città. Ai suoi piedi negli avvallamenti si notavano piante di mandorle e olivi sono gli imponenti resti degli antichi quartieri tra i quali nel mese di febbraio si svolgono molte rassegne folclorico a livello internazionali. Via Atena, divide quasi in due la città con le piazze Aldo Moro e Pirandello, dove sorge il Municipio. Di fronte, trova posto il Museo Civico, dove fa bella mostra di sè, una Pinacoteca con Tele e tavole dei secoli XIV-XVIII, una raccolta di sculture medievali e la galleria Sinatra, con opere di pittori siciliani dell’800. Lungo via Atenea visitammo Palazzo Celauro, dove fu possibile vedere una mostra didascalica preistorica e la barocca chiesa del Purgatorio, con otto statue di Virtù attribuite all’artista Giacomo Serpotta, (XVII-XVIII sec.), notevoli resti dell’ex monastero gotico. Visitammo il magnifico Duomo fondato nell’ XI sec. ma ingrandito e rimaneggiato nel XIII e XIV, in età barocca. Di fronte al duomo Il Seminario Arcivescovile del (XVII-XVIII Sec.) e i resti della chiesetta di Santa Maria dei Greci del V sec. a.C. . Stanchi, ma ancora curiosi, di conoscere tutto il resto, l’appuntamento con la nostra guida era per il giorno dopo. Per visitare La Città Greco romano, la chiesa di San Biagio, per poi scendere alla Valle dei templi. In albergo a tavola continuammo a parlare di quello che avevamo ammirato. Ci aspettava altro da visionare. Il secondo giorno di sosta già dal viale della Vittoria si poteva scorgere la chiesetta medievale di S. Biagio ricavata dalla cella di un piccolo tempio “in antis” (cinto da muri con solo due colonne sulla fronte) del V sec. a.C. dedicato a Demetria. Più in basso, sul ciglio dell’altopiano si c’è il santuario rupestre dedicato a Demetria e Persefone, risalente a un culto indigeno del VII sec. a. C. , costituito da due grotte scavate nella roccia. Dietro il cimitero invece, ci sono grandiosi avanzi di mura greche, con un baluardo a tenaglia. Abbiamo ripreso il pulman che ci ha portati alla valle dei templi su di un’ altura detta tempio di Giunone del V sec. a.C. costituito da un perimetro di trentaquattro colonne di cui sei di fronte. Poco distante, dello stesso periodo il tempio della Concordia di architettura greca, dedicato ai Dioscuri, anch’esso con trentaquattro colonne, non lontana c’è Villa Aurea, poi il tempio dorico di Ercole e troviamo ancora trentotto colonne, sull’altro lato della strada, il tempio di Giove Olimpico, uno tra i più grandi. Eretto dopo il 480 a.C., si dice che aveva muri esterni con semicolonne e colossali figure di ”telamoni” (uno è stato ricomposto a terra in un calco) divenuto poi l’emblema di Agrigento. Un tempietto dedicato a Castore e Polluce (V sec.). Riprendiamo la statale troviamo la chiesetta di San Nicola, fondata dai Normanni nella seconda cappella, trova posto il famoso sarcofago di Fedra e l’oratorio di Falaride, scavato nella roccia. Per il giorno dopo è programmata la visita al Museo Archeologico Regionale il più importante della Sicilia.La, sveglia suona alle sei tutti presenti per la colazione, non possiamo indugiare il tempo vola e la preziosità di esso, ci spinge verso l’uscita dell’albergo.
Il museo suddiviso in due parti una ad Agrigento l’altra Agrigento e Caltanisetta, nelle sale in ordine cronologico, ci sono materiali preistorici dall’età greca arcaica, una ricca collezione di vasi dal VI-V sec. a.C. al V-III (greco italiota,) protomi e rilievi in terracotta e in pietra attici a figure nere e rosse, il soffitto altissimo è dedicata al tempio di Giove Olimpico,all’interno un (Efebo greco del 470 a.C.). Museo Diocesano e l’Ipogeo Giacatello del (V sec. a.C.). L’ultima cosa che visitiamo è la tomba di Terone presso il quadrivio di porta Aurea e il piccolo tempio di Esculapio presso la nuova tangenziale. Felicissimi ma oltremodo stanchi, ci addormentammo sul mezzo, che ci riportava in albergo. Dopo circa un anno eravamo ancora a ricordare quella lunga e interessante gita.
Anna Sciacovelli