Sono passati settantuno anni, dallo scoppio della nave da guerra americana “Charles Henderson.” Spesso mi assale quel ricordo indelebile
Ricordo di un giorno, “9 aprile 1945, ” il tepore della primavera aveva fatto sbocciare fiori e germogliare ranuncoli, i balconi sprizzavano colore da ogni dove, i terrazzi colmi di piante di gerani e margherite, facevano gli onori di casa alla primavera.
Nella città vecchia, il vocio delle donne scorazzava da casa a casa, qualche ritornello sussurrato con un fil di voce, faceva eco al solito brusio.
Il porto di Bari era in fermento, una nave di nazionalità americana, doveva essere liberata da un carico di morte, che sostava da ben due giorni alla fonda, le bombe non potevano più attendere il calore nella grande stiva, era eccessivo per quel periodo primaverile, quindi le bombe dovevano essere messe in un deposito ben ventilato per proteggere la Città di Bari da un immane disastro.
Quel giorno mio padre, alle 11,00 era stato chiamato dalla Capitaneria di Porto per spostare la nave “Charles Henderson.” dalla banchina interna sedici, a quell’esterna quattordici, avevano appena terminato l’attracco e stava scendendo dalla scaletta esterna, quando un forte boato squassò il porto e la città.
E fu l’inferno.
A ricordo dello scoppio della nave avvenuto tanti anni addietro, questa mattina alle ore 10,00 presso il Terminal Crociere della Porto di Bari, alla presenza dell’Ammiraglio Dott. Domenico De Michele del Vice Sindaco di Bari, dott. Vincenzo Brandi, è avvenuto una commemorazione in ricordo dei caduti di guerra.
L’iniziativa di questa commemorazione si deve all’impegno dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, alle Autorità Portuale, e alla Capitaneria di Porto, che ogni anno rinnovano il rituale del saluto ai defunti, una delegazione di Vigili Urbani, rappresentanti della Croce Rossa di Bari, presso il luogo del disastro, dove su grandi targhe di marmo sono incisi i nomi dei caduti.
Deposta una corona d’alloro, dopo un momento di raccoglimento e una preghiera scaturita dalle labbra dei presenti, il vice Parroco della Cattedrale, Don Rocco Preite ha recitato una preghiera unitamente ai presenti, che coralmente ha risposto, benedetto le lapide, anzi le targhe marmoree, dove spiccano in neretto i nomi delle vittime, civili e militari, si contano con esattezza 422, di cui 317 civili e cinquantacinque dell’equipaggio militare statunitense, solo due militari si salvarono da quella strage.
Due sono le date da ricordare e da annoverare tra i ricordi e disastri di guerra, avvenuti nella nostra Città.
La prima data 2 dicembre 1943, nella rada vi erano trentatré navi militari, una di queste conteneva l’iprite chiamata “gas mostarda” circa venti furono le navi colpite dalle bombe tedesche.
Nella rada del porto ardevano quasi diciassette navi, che esplodendo lanciarono proiettili di diverso peso verso la città inerme.
Vi furono molti morti e feriti dalle ore 19,00 alle 19,30 circa, durò il bombardamento sul porto di Bari.
La seconda data 9 aprile 1945, alle ore 11,57, si vociferava, che l’Henderson avesse subito un sabotaggio, ma la realtà era ben altra. Il silenzio stampa, imposto dagli alleati, non consentiva di sapere e conoscere la verità. Questa mattina non solo si è voluto ricordare i morti ma anche i 1730 feriti, in gran parte portuali, per ricordare quel fatidico evento, uno dei tanti episodi drammatici avvenuti poco prima della dichiarazione di Pace, che avvenne pochi giorni dopo 25 aprile 1945.
A questo evento dopo il saluto dell’ammiraglio, del vice Sindaco ha preso la parola, il Prof. Vito Antonio Leuzzi, valido ricercatore e storico, che hanno fatto luce, spiegando ai presenti del perché del lungo silenzio degli Stati Uniti e come gli americani hanno saputo tacere, segretando per diverso tempo, il contenuto delle bombe poste nella stiva della “Hhenderson” si pensa e sospetta, che contenessero Naplan.
Anna Sciacovelli