Una passeggiata di domenica in quella terra tra il Salento e il Brindisino dove è facile ascoltare un linguaggio diverso tra il “ Turchiarulu” in dialetto leccese Torchiarolo e Brindisi cosmopolita.
Un piccolo centro all’estremo sud tra la Provincia di Brindisi e quella di Lecce, su un promontorio di trenta metri circa, sul livello del mare, con una popolazione di circa 5.500 abitanti.
“Le sue origini risalgono all’epoca dei Casali, dopo il mille,” una modesta aggregazione vicino a una laura basiliana, quando tempo addietro, le contrade pullulavano di gente diversa. Molti furono i profughi della vicina Valesio antica città, prima messapica e poi romana, che a metà medioevo, fu rasa al suolo, da Guglielmo II detto ” il malo”, sceso in Puglia nel 1157 per punire i baroni ribelli, nel tempo, si era ridotta a città senza vita. Nella campagna è possibile visitare ancor oggi i resti dell’antica città di Valesio, tra le varie strutture, diverse case, ormai distrutte, vi è un sito archeologico molto rilevante. Le Terme Romane, si trovano nel cuore della campagna del paese, un sito rilevante sotto il profilo archeologico chiamata da tutti Terme Romane. L’origine di Torchiarolo è fatto risalire alla fine del Cinquecento, periodo in cui la città era un piccolo centro dedito a vitalità religiosa. Si dice, che già nel ‘400 e ‘500 si erano affacciati sulle spiagge del Salento i Turchi tanto, che si vocifera che Torchiarolo, deriva dall’avverbio latino”Turce” usato nei registri di morte per indicare morti di morte violenta o uccisione barbarica, cioè alla turca con le scimitarre, poteva significare anche il Mattatoio per i Turchi.
Da non sottovalutare che il gonfalone del Comune di questa città cioè nello stemma del municipio di Torchiarolo, si nota un turco legato con grosse catene ad una torre.
Molti però fanno risalire le origini del nome al torchio di legno col quale in numerosi frantoi sotterranei della zona si spremeva l’olio dal frutto dell’albero sacro a Minerva. Il Turculum e il Turcularius dettero agli addetti al lavoro dei torchi l’appellativo di “Turchiaroli” e all’abitato della contrada il nome di Torchiarolo, paese dei Torchi, la cittadina si stende su un territorio di una antica palude bonificato soltanto nel Novecento. In quel terreno paludoso hanno piantato gli annosi oliveti, che in questo periodo l’hanno reso vivo e profumato. Hanno piantato anche grande estensione di vigneti, che lo rendono territorio verde e variegato. Per questo motivo è chiamata anche città dal “torchio d’oro” quindi la città produce olio e vino. Nel XVI secolo Torchiarolo, divenne il feudo dei discendenti del potente famiglia di cavalieri combattenti Nalteuil- Chattillon. Nel 1465 Re Ferdinando I di Napoli, confermò con decreto di Barone di Torchiarolo, Giovanni Matteo Natoli, morto il 1533 già Barone di Ruffano, Vieste e Casamassella.
Alla sua morte ereditò i feudi e divenne Baronessa di Torchiarolo, sua sorella Arminia morta il 1542 moglie di Ferrante dei Falconi, Barone di Rocca.
Anna Sciacovelli