Seppure il mercato del CBD sia in continua crescita, vi è ancora molta confusione sulla situazione legale in materia nel contesto europeo e in quello italiano.
In realtà la confusione è soltanto mediatica perché le legislazione sul CBD è piuttosto chiara ed è supportata dai tantissimi studi che testimoniano i benefici di questa sostanza; se vuoi saperne di più, visita questa pagina.
Ad oggi infatti il mercato europeo è pieno di prodotti a base di BCD di tutti i tipi: dai cosmetici, ai farmaci, dagli alimenti, alle bevande, dalle caramelle alle tisane, oli…
Vediamo qui di seguito di fare un poco di chiarezza a proposito della situazione legale del CBD in Europa ed in Italia, cercando di dissolvere nubi di disinformazione che oscurano questa materia.
L’Europa del CBD
Le coltivazioni di canapa sono all’origine di tutti i prodotti a base di CBD, e questi ultimi non contravvengono a nessuna normativa vigente visto che sono poveri di THC e ricchi di CBD.
Il THC, come noto, è la molecola psicoattiva presente nella pianta, che dà effetti psicotropi, il CBD invece offre soltanto benefici per la salute grazie ai suoi effetti antidolorifici, antiinfiammatori, rilassanti…
Il mercato del CBD in Europa ha superato i 500 milioni di euro e, per quanto riguarda il mercato globale di olio di CBD, ha superato la quota del 30%. Per cui stiamo parlando dell’Europa non come di uno spettatore in questo ambito, ma di un soggetto protagonista.
Le leggi comunitarie considerano regolari le produzioni, le commercializzazioni e l’uso industriale di tutti i prodotti derivati dalla cannabis o canapa, a patto che il tasso di THC non superi lo 0.2%.
Vi sono stati in passato degli attriti con le leggi nazionali, ma tendenzialmente queste tensioni, tra normative europee e nazionali, si sono risolte in breve adeguandosi alle prime.
La Svizzera, ad esempio, è un po’ più permissiva visto che considera legali prodotti di CBD anche con tassi molto più alti di THC: 1%. La Germania è stata un poco lenta a legiferare in materia, ma si è adeguata poi al contesto comunitario.
Così come la Danimarca e la Svezia. Singolare la posizione della Francia: questo Paese è infatti il maggior produttore europeo di canapa, e uno dei più importanti del mondo intero, ma dentro ai suoi confini possono essere commercializzati e usati industrialmente soltanto i semi e le fibre della canapa.
Ne consegue che il maggior produttore europeo di canapa è costretto ad acquistare il CBD dagli altri partner europei perché al momento le leggi nazionali le proibiscono di estrarre il CBD.
La situazione italiana
L’argomento della Cannabis legale, nel nostro Paese, è stato strumentalizzato in tutti i modi. Il risultato? Una confusione totale che ha portato a mettere nello stesso fascio il CBD con la Marijuana ed anche tutte le altre droghe pesanti.
Sono stati introdotti nella discussione dei concetti che hanno rasentato l’assurdo, anche da istituzioni importanti, e ciò non ha favorito la chiarezza.
Per fortuna sono stati inseriti un paio di riferimenti normativi ben precisi che hanno funzionato da ancora di salvezza: la Legge 242, che ha di fatto aperto alla produzione e alla commercializzazione della cannabis light è senza dubbio un vero e proprio pilastro per questa materia nel nostro Paese.
Infatti da quel momento sono stati aperti in Italia migliaia di negozi dedicati e distributori automatici. Il fatturato alla fine del 2018, nel nostro Paese, già superava i 40 milioni di euro.
A creare confusione però arrivò una sentenza della Corte di Cassazione, nella Primavera del 2019. Questa sentenza infatti, a causa probabilmente di vera ignoranza in materia, introdusse nella discussione un concetto alquanto singolare: “l’efficacia drogante”.
Il mercato della cannabis light muoveva a quel tempo più di 150 milioni di euro annui, e questa sentenza fece tremare tutto l’ambiente perché rimise in discussione i principi alla base della legge 242.
Grazie anche alla presenza delle normative europee la Legge 242 ha resistito ed ha evitato di andare dietro alle idee bislacche della Cassazione per cui si potrebbe produrre canapa con tasso di THC inferiore allo 0.6%, ma non si potrebbe poi venderne i prodotti derivati.
Ad oggi dunque la vendita di cannabis depotenziata, e relativi derivati è del tutto legale in Italia. Ovviamente i prodotti devono rispettare dei principi specifici; verificate sempre la serietà del rivenditore e acquistate solo da chi vi dà garanzie sul prodotto, come l’ecommerce di JUSTBOB, che mantiene tassi di THC pressoché inesistenti.
Il contenuto di tetracannabidiolo, THC, deve essere mantenuto tra 0.2% e 0.6%. Quindi il nostro Paese è anche un poco più tollerante delle normative europee.