“Uno scrittore in prestito allo sport”. Così Italo Calvino aveva definito Gianni Clerici, morto oggi a Bellaggio, su lago di Como, all’età di 91 anni. Il giornalista, scrittore e telecronista, per i più, rimarrà per sempre “quello del tennis”, l’inviato ai grandi tornei internazionali, il protagonista di irresistibili telecronache in coppia con l’amico Rino Tommasi, l’autore di monografie monumentali come “Wimbledon”, dedicata a quello che uno dei suoi maestri, lo scrittore Giorgio Bassani, chiamava “il Vaticano del tennis”. La sua salute era peggiorata dopo un ictus che lo aveva colpito nel 2020.
Maestro di giornalismo sportivo, noto a livello internazionale per la sua conoscenza del tennis, Clerici – che era stato un tennista in gioventù – per il numero e la qualità delle sue pubblicazioni (oltre 6mila solo gli articoli) è stato inserito nel 2006 nella International Tennis Hall of Fame, secondo italiano presente dopo Nicola Pietrangeli (insignito del riconoscimento nel 1986). E’ autore anche di romanzi, poesie, racconti e testi teatrali.
Nato come Giovanni Clerici a Como il 24 luglio 1930, si era affermato come giornalista sportivo specializzato nel tennis, sport che ha praticato con buoni risultati vincendo due titoli italiani juniores di doppio in coppia con Fausto Gardini (1947 e 1948) e sempre da juniores ha raggiunto la finale del singolare nel 1950. Sempre nel 1950 ha conquistato la “Coppa de Galea” a Vichy, bissando il successo nel 1952 al “Monte Carlo New Eve Tournament”. Come singolarista ha partecipato ai tornei di Wimbledon (1953) e Roland Garros (1954), fermandosi sempre al primo turno.
Dopo aver collaborato dal 1951 al 1954 con “La Gazzetta dello Sport” e nel 1954 con “Sport Giallo” e “Il Mondo”, Clerici nel 1956 divenne inviato e poi editorialista de “Il Giorno”, con il quale ebbe un rapporto di collaborazione fino al 1988. Dal 1988 collaborava con “L’Espresso” e “La Repubblica”. Clerici è autore di testi classici sulla disciplina sportiva, tra i quali “Il vero tennis” (Longanesi, 1965); “Il tennis facile” (Mondadori, 1972), “500 anni di tennis” (Mondadori 1974, con ristampe aggiornate nel 1987, 2004, 2006, 2007, 2008, 2013), tradotta in Francia, Gran Bretagna, Germania, Giappone e Spagna; la biografia “Divina. Suzanne Wengen, la più grande tennista del XX secolo” (Corbaccio, 2002), pubblicata per la prima volta in Francia nel 1984, dedicata alla sei volte vincitrice di Wimbledon; “Gianni Clerici agli Internazionali d’Italia. Cronache dello scriba 1930-2010” (Rizzoli, 2010); “Wimbledon. Sessant’anni di storia del più importante torneo del mondo” (Mondadori, 2013); l’autobiografia “Quello del tennis. Storia della mia vita e di uomini più noti di me” (Mondadori, 2015); “Il tennis nell’arte. Racconti di quadri e sculture dall’antichità a oggi” (Mondadori, 2018).
Clerici è stato uno dei commentatori tecnici italiani più importanti, al fianco di Rino Tommasi: prima su Telecapodistria, poi Tele+ e infine Sky Sport. La rivista “Time” lo aveva incoronato come il “maestro italiano di stile”. Ha coniato le spressioni “erba battuta” (per sottolineare il rallentamento del fondo erboso di Wimbledon); il termine “semiriga” (per indicare l’impossibilità di stabilire con certezza se la pallina fosse dentro o fuori); “doppio errore” (preferendolo al “doppio fallo”).
Clerici è stato anche autore di testi narrativi (la trilogia “I gesti bianchi” – “Alassio 1939 – Costa Azzurra 1950 – Londra 1960”, Baldini & Castoldi, 1995; la raccolta di racconti “Una notte con la Gioconda”, Rizzoli, 2008; i romanzi “Australia felix”, Fandango, 2012, e “2084. La dittatura delle donne”, Baldini + Castolfi, 2020), di raccolte poetiche (“Postumo in vita”, Sartorio, 2005; “Il suono del colore”, Fandango, 2011) e saggi storici (“Mussolini. L’ultima notte”, Rizzoli, 2007).
(di Paolo Martini)
Fonte ultimenews24.it