Il suo temperamento e il suo profilo scenico non erano particolarmente inclini ad approfondire complessi problemi interpretativi e stilistici. Maria Caniglia è considerata una delle cantanti liriche più rappresentative e popolari del suo e di ogni tempo.
Padrona di un repertorio ricco, vario e coraggioso, lei italiana fu memorabile interprete di Wagner; si sa che le voci wagneriane e la tecnica per la loro formazione sono particolari, specifiche e differenti da quelle adatte, ad esempio all’opera italiana o francese.
La Caniglia fu accettata e applauditissima anche dal più tradizionale pubblico tedesco.
Come soprano drammatico- timbro scuro e d’intenso volume- fu interprete verdiana di Aida, di Luisa Miller, Amelia, in “Un ballo in maschera”, Elisabetta di Valois in “Don Carlos”, Leonora in “Trovatore”. Interpretò anche soprano lirico spinto come “Tosca”, “Manon”, “Adriana Lecouvreur”.
Ottima interprete anche delle opere settecentesche: nella Ifigenia, in” Aulide di Gluk”, “Poliuto” di Donizetti, “la vestale” di Spontini, come nella prima opera verdiana, “Oberto conte di San Bonifacio”, splendidi melodrammi spariti da più di un secolo dai cartelloni dei teatri lirici.
Per lei scrissero importanti compositori italiani negli anni Trenta fu “Manuela” nè “La notte di Zoraima” di Italo Montemezzi, “Rossana” in “Cyranò di Bergerac” di Franco Alfano, e “Lucrezia” di Ottorino Respighi, ultima opera teatrale del Maestro, che si colloca in quel filone all’epoca assai fortunato di composizioni ispirate al mito della romanità.
Il melodramma, fu rappresentato alla Scala nel 1937, circa un anno dopo la morte di Respighi, rivisto dal suo giovane allievo Lorenzo Perosi. Fu anche la prima interprete di “Corradino lo Svevo” di Pino Donati suo marito. Dei suoi partner il più famoso fu Beniamino Gigli, dei direttori d’orchestra Arturo Toscanini.
Maria Caniglia dette la sua voce a diverse colonne sonore nei film, per la Columbia, per Cetra, La Voce del Padrone, oltre che alla Messa di Requiem del maestro Verdi.
Aveva studiato canto lirico al Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli, sua città natale, dove conseguì il diploma nel 1929, esordì l’anno dopo al Regio di Torino, come Crisotemide nell’Elettra di Strauss, dopo di che si è esibita nei principali Teatri dell’Italia e del mondo intero. Nel Metropolitan, Cairo, Covent Garden di Londra e anche Buenos Aires. La sua limpida voce fu veramente eccezionale per schiettezza, fluidità, smalto prezioso del timbro, opulenza dell’organo vocale, omogeneità ricchezza di vibrazioni. Ritiratosi dalle scene con Tosca all’opera del Cairo, si dedicò all’insegnamento.
Non si separò mai dal marito, che le fu sempre vicino, il maestro Pino Donati, violinista compositore, direttore d’orchestra, sovrintendente a Verona, Lisbona, Bologna, direttore artistico a Chicago e a Firenze: una coppia cosmopolita e vagabonda, unita dalla musica e dalla comune totale dedizione allo straordinario mondo dell’opera lirica.
Anna Sciacovelli