Taxi 081 non è un libro, ma, una testimonianza, mancante nel panorama letterario di quella città partenopea alla quale scrittori moderni l’hanno criminalizzata senza pudore. Ricordate “Io speriamo che me la cavo” di Marcello D’Orta: un bambino parlava della sua casa sgarrupata e che anche lui si sentiva un po’ sgarrupato; bene! grazie ai grandi intellettuali come Saviano con il suo Gomorra, ha finito per sgarrupare tutti i napoletani, che tutto meritavano tranne questa fine. Ma poi un giorno un giovane di nome Vincenzo più napoletano che scrittore si vuole riscattare dallo sgarrupamento e scrive Taxi 081: è la risposta positiva a tutti quegli autori e intellettuali come Saviano che invece di distruggere, colpendo a proprio uso e consumo, quelli che lui definisce i cattivi, avrebbe dovuto, come ha tentato Vincenzo Di Giorgio con Taxi 081, sensibilizzare quel mondo fatto di regole d’onore a guadarsi dentro e con il loro potere esorcizzarli a migliorare quella città che non avrebbe meritato tanto. Ma invece l’intellighenzia si è compiaciuta a farle del male, ed ecco perché Taxi 081, un live letterario, buttato lì così come è venuto, che, ho fortemente voluto, quando l’ho presentato alla “Arduino Sacco Editore”, diventare improvvisamente o’ vangèl e’ napule, un vangelo di speranza per una città che è tutt’altro quella che loro (quei grandi arricchiti intellettuali) ci hanno volutamente raccontato, innalzandosi ad angeli senza paradiso. I napoletani e, anche quei napoletani di quelle certe famiglie, son pur sempre napoletani e into lorò core battè sanguè napulitan.
Quarta di copertina: Taxi 081 di Vincenzo Di Giorgio è un’opera ambientata a Napoli, un romanzo che va letto come un live letterario – dal vivo – di getto così come è stata raccontato, fuori dalle classiche convenzioni narrative: una scelta dell’autore per non perdere l’autenticità del dire comune della gente, lasciando al testo quella forza espressiva in una forma non dialettale ma italianizzata per una più facile lettura. Il Taxi “081” non è solo un taxi, ma l’anima di Napoli; quella Napoli raccontata attraverso chi, giornalmente, la percorre da un capo all’altro conoscendone tutti i segreti e gli aspetti positivi che la cronaca giornalistica non sa più narrare, limitandosi solo, con sadico autolesionismo, a esporre il dissesto sociale che, probabilmente, non andrebbe attribuito tanto al popolo napoletano quanto a chi dal dopoguerra in poi li ha governati.
Maggiori informazioni http://www.arduinosaccoeditore.eu/products/taxi-081/
Rosa Santoro