Parigi si veste di nero, in una piccola boìte di Montmartre, chez Joséfine Baker,si presenta nuda sui fianchi una cintura di banane sulle lunghe, bellissime gambe, un gran sorriso bianco e un lungo e liscio tirabaci sulla guancia.
La splendida mulatta nata il 03 giugno del 1906 a Saint Louis nel Missuri, profondo Sud degli Stati Uniti, dove la vita della gente di colore e dura e difficile. Lei eredita dalla sua razza il ritmo musicale, il ballo inteso come liberazione, preghiera, sessualità.
Nel mondo strano e turbinoso del varietà Josèfine è un’eccezione non fuma, non beve, non dice parolacce,è profondamente religiosa (di quella religiosità degli spiritual, che i suoi antenati schiavi cantavano nelle piantagioni di cotone).
Tra gli snob di Parigi inizia a circolare la fama di questa ventenne Venere mulatta e una sera, nella boìte dove si esibisce capita Pepito Abatino.
Pepito un personaggio singolare: ricco catanese, giramondo. Intenditore di belle donne, amico del patron delle Folies Bergère, si rende subito conto dello straordinario talento della mulatta, che balla come nessun’altra.
Protetta da Abatino, Josèphine esordisce nel 1925 alle Folies, in uno spettacolo tutto suo, Jolie du jour e immediatamente il tout Paris impazzisce per lei.
L’anno dopo, lancia la celebre canzone “J’ai deux amours”, su musica di Vincenzo Scotto, è un successo a livello internazionale.
Si parte per Parigi solo per andarla a vedere il suo camerino è stracolmo di fiori e messaggi Pirandello le scrive un biglietto:” Con tutta la mia Ammirazione”, Bontempelli svolazza con grande entusiasmo e Marinetti furoreggia con la sua linea dinamica sintesi di tutte le divinità africane.
Joséphine, vive una doppia e contrapposta vita: quella di Palcoscenico tutta lustini, nudità e piume, quella privata col suo Pepito e sei bambini adottivi.
C’è chi l’ammira nuda e chi la ringrazia in nome di Dio per la continua carità agli orfani, ai vecchi, ai malati.
Arriva in Italia, all’annuncio del suo spettacolo a Roma, la censura fascista mette il veto”l’austerità del regime non consente esibizioni scandalose”.
La cantante arriva nell’Urbe e viene ricevuta dal Papa commosso dalla sua fede e dal suo spirito cristiano, un gesto quasi segreto e così inatteso che le permetterà nel 1930, una rapida, e castigata esibizione a Roma.
L’arrivo dei nazisti a Parigi, divide Pepito da Joséphine. Lui si perde nel caos della guerra, lei si rifugia in Portogallo, dove continua a ballare, si dice facendo la spia per gli alleati.
Quando De Gaulle, la decora con la Legion d’Onore per meriti di guerra, joséphine è molto malata, povera, disoccupata. La consola l‘immenso affetto dei prediletti figli adottivi, che ne sono diventati nel frattempo dodici.
Sulla sua vita terrena si chiude il sipario il 12 aprile del 1975, nella città di Parigi.
Anna Sciacovelli