Considerata da tutti una delle capitali europee dell’arte gotica, Siena per quattro secoli, libera repubblica, maturò una propria civiltà materiale e peculiare cultura, che la portò distinguersi negli ultimi secoli del Medioevo toscano. La città sorta in area etrusca e fiera della propria antichità romana, era già un centro importante della Tuscia longobarda, costituita a Comune di parte ghibellina per la rivalità con Firenze estese il suo territorio che arrivò a comprendere coca un terzo della Toscana mentre le attività mercantili e bancarie diedero alle compagnie senesi, per un certo tempo quasi il controllo delle finanze papali. Travagliatissima la storia sociale e istituzionale della città in continuo contrasto con Firenze impedirono il formarsi di un regime signorile.
Nel 1555, fu conquistata dagli Spagnoli e con quasi tutto il territorio ceduto a Cosimo I di Toscana: da allora, seguì le sorti del Granducato fino all’unità d’Italia. Uno sguardo a Piazza del Campo, una delle più belle Piazze d’Europa a forma di una grande conchiglia circondata da antichi palazzi,torri e case, tra le quali emerge il palazzo Sansedoni, poi notiamo il Palazzo Pubblico del 1342 e la Torre del Mangia dalla cui sommità di 503 gradini, si gode un vastissimo panorama, sorta nel 1348, alta 103 metri e disegnata dal senese Lippo Memmi, ai cui piedi sorge la cappella di Piazza, costruita nel 1352, aperta a loggia e completata con un arco a coronamento rinascimentali nel 1468.
Il Palazzo residenza della Signoria e del Podestà è oggi sede del Comune, palazzo simbolo della bellezza, s’impone con le sue vicende storiche, la sala di Balia, detta anche Sala dei Priori, che governarono per qualche anno la città, sino al 1480. La sala è ricoperta interamente da affreschi. Il linguaggio dell’arte si rigenera ogni secolo. Con questo spirito ho visitato la grande bellezza del Duomo di Siena, l’emozione mi prende la gola, mi manca il respiro, mentre i miei occhi si fermano estatici valutando in quello immane splendore, la reale e valida potenza e grandezza dell’artista, è lì che si rivela il segreto, nella cripta del Duomo di Siena, opere sigillate poco dopo la loro realizzazione, affreschi, che di sicuro risalgono a data certa, sono della seconda metà del Duecento, che conservano tuttora, la brillantezza e freschezza dei colori dell’epoca. Figure, che trasmettono sensazioni diverse e chiedono attenzione da parte degli utenti.
Questi affreschi senesi, segnano le prime lettere del sillabario dell’arte, parole prodigiose, non consunte dal tempo, ma vive di una vivacità espressiva, che emozionano anche gli eretici. Una lampada, che ravviva e illumina il buio cammino verso la giusta via, la strada della verità sacrosanta.
Una tappa in quel di Siena, che racchiude la vita storica degli artisti, nel contesto di una città, che non nasconde la sua completa apertura, alle diverse etnie, che si completa nel lasciarsi esplorare, attraverso le arti dei primitivi maestri del pennello, anche nel sottosuolo.
Anna Sciacovelli