L’ambiente apparente ed esterno, nominato dal nome “natura” ovvero il complesso degli esseri viventi e delle cose inanimate che costituiscono l’universo (deriv. latina che sta per “nascita”, qualcosa che sta per nascere), ci appartiene, in particolare, se poi, in più contemporaneamente uniamo il corpo con la mente in un unico tempo, spazio, suono e immagine. Relazione per la quale si può dedurre “vedo-non vedo e/o sento-non sento”. Ad ogni persona umana può appartenere un qualcosa come “punto di riferimento”; nessuno è in grado di spiegarlo, e in alcuni casi, specie, di affrontarlo. Su questo c’è abbastanza da discutere.
Aristotele definì “natura” ciò che era in grado di essere un movimento, tipo: le piante, le cose inanimate, gli animali e tutti gli esseri che si riproducono, si evolvono e cambiano senza alcun bisogno di interventi umani; poté distinguere deducendo questa teoria che c’è una differenza tra realtà naturale e quella artificiale.
La bellezza, la sensibilità, l’immagine, il movimento in sé di detta “natura” è collegata a una fragilità sottile, spoglia dell’anima nostra, che se vogliamo ben esprimere, così soave ma così naturalmente tremenda.
“Così è, così vi pare”, non propriamente. Non esistono leggi a dettar la sua forma, a privar l’uso degli spostamenti naturali e atmosferici (terremoti, maremoti, tornado, etc.) e neppure poter impedire alla natura stessa di parlare. La nostra natura è viva, pensiamo se gli alberi non ci fossero o se l’acqua non scorresse dalle cascate e le api non producessero miele; sarebbe una natura tenebrosa, senza ossigeno, impedendoci a nostra volta questa nostra formazione, ovvero detto ciò, non potevamo né respirare né bere. Di tutto questo, al quale siamo dotati, ci viene spontaneamente da pensare che vivere è una fregatura, eh si!, tolta l’acqua, tolto il respiro, tolta completamente la vegetazione, la fauna, la flora, e tutto il resto, noi siamo proprio incapaci a vivere. Abbiamo costantemente bisogno di legarci, di nutrirci, con un filo ai “principi attivi” e vivi, di cui autonomamente ci nutriamo, non solo, anche spiritualmente. Vivere costa ed è complicato. La natura, per questo ci appoggia con il suo ciclo vitale e ci fa solidarietà. Ci dà spontaneamente la sua solidarietà.
Non possiamo non produrre, non consumare, questo fa parte della causa della messa in generazione di una serie di flussi organici e spirituali che hanno portato l’uomo a sfruttare i bisogni primari.
Per stare in contatto con l’ambiente natura e rapporti, significa stabilire una sorta di armonia, un certo tipo di educazione ma purtroppo non sempre capita di avere un equilibrio, perché alcuni avvenimenti sono o inadatti o catastrofici per la nostra esistenza; mettendo a repentaglio il nostro stato della comunità umana, c’è da pensare… .
Sorte di: agitazione o calma, sono dettate dai sistemi per i quali si trasferisce alla nostra linfa un messaggio anche spirituale, istintivo o paranaturale.
Consiglio la lettura di “Trattato sulla natura umana” di David Hume.
Rosa Santoro