L’insorgere della calvizie è una problematica di grande peso per gli uomini che, molto spesso, comporta anche risvolti psicologici di non poco conto. Nel corso degli anni si è cercato di trovare soluzioni che, in qualche modo, potessero ovviare a quella che viene sempre più vissuta come una pecca estetica collegata anche alla propria personalità.
Tra queste possibili soluzioni proposte c’è anche il trapianto di capelli, una tecnica ormai in uso da decenni. Andiamo a vedere quindi di cosa si tratta e come viene realizzato.
Cos’è il trapianto di capelli
Il trapianto di capelli risale ormai al 1959, quando il dottor Norman Orentreich presentò all’Accademia delle scienze di New York una nuova tecnica di innesti, denominata “punch”, che si proponeva di porre un riparo in quelle aree ove lo stato della calvizie era ormai in fase di notevole avanzamento. La tecnica da lui proposta riguardava solo l’alopecia di carattere ereditario e prevedeva l’estrazione del follicolo dalla parte posteriore della testa o in punti ove la capigliatura è più folta assieme a porzioni di pelle, tramite l’utilizzo di un punteruolo.
Inoltre il risultato era molto discutibile dal punto di vista estetico nonostante le migliorie che sono state apportate nei decenni successivi. Proprio per questo con il trascorrere del tempo si è puntato su altre tecniche, che si sono rivelate effettivamente in grado di regalare risultati migliori, eliminando in particolare l’aspetto innaturale che era la caratteristica di questo modus operandi.
Due metodi alternativi
I metodi attualmente più gettonati da chi vuole assicurarsi un risultato di buon livello nel trapianto di capelli sono due:
1) estrazione FUE o Microfue (Follicular Unit Extraction), raccomandata per la naturalezza che si può conseguire. Il metodo prevede l’estrazione manuale dei follicoli, uno per uno, con l’aiuto di uno speciale strumento chirurgico. Una tecnica la quale non lascia segni visibili e che prevede tempi di guarigione estremamente veloci. Altro vantaggio prospettato da questo metodo è un grado di invasività molto lieve, con l’utilizzo di un anestetico locale, mentre lo svantaggio deriva dal fatto che il tempo necessario va ad attestarsi tra le 6 e le 14 ore. Di solito è prevista una sessione unica, con l’estrazione di un massimo di 5mila unità follicolari, portata avanti con estrema attenzione;
2) FUE robotizzato, per il quale si utilizza un braccio robotico al quale è affidato il compito di procedere all’estrazione delle unità follicolari dal cuoio capelluto e di collocarle nell’area in cui deve essere operato il rinfoltimento. A guidare il procedimento è un apposito software il quale riesce infine a conferire il massimo di precisione all’intera operazione.