Lo scorso anno fece scalpore la decisione di “chiudere” un’isola; quest’anno, invece, il governo thailandese sta studiando una soluzione contro il sovraffollamento degli ospedali pubblici locali da parte di turisti stranieri non assicurati, che creano problemi al Paese.
Isola chiusa. Overcrowding, ovvero sovraffollamento: è questa la motivazione ufficiale con cui il Governo thailandese ha deciso di sospendere, a partire dallo scorso ottobre, ogni ingresso turistico nella splendida isola di Koh Tachai nel parco nazionale di Similan. Troppo influenti in maniera negativa gli impatti di persone, picnic selvaggi, orde di barche che portavano viaggiatori a fare snorkeling o immersioni, con ripercussioni gravi su quella che viene considerata la più bella spiaggia della Thailandia e forse di tutta l’Asia.
Salvare un patrimonio. Secondo gli esperti thailandesi che collaborano con le autorità, però, l’eccessivo carico di turisti ha già danneggiato notevolmente il territorio, al punto che senza un intervento deciso si sarebbe rischiato di perdere per sempre la bellezza di Koh Tachai. Ma il sovraffollamento dei luoghi non è l’unica grana con cui è alle prese il Governo nazionale, che deve affrontare anche gli effetti del turismo sulla sanità.
Gli effetti (negativi) del turismo. Per la precisione, in queste ultime settimane è stato lanciato un “allarme” sull’eccessiva presenza di turisti stranieri non assicurati che si fanno curare negli ospedali pubblici thailandesi sarebbero sovraccarichi; un fenomeno che costa al Paese asiatico qualcosa come un’ottantina di milioni di euro ogni anno. Una spesa consistente, che starebbe convincendo le autorità a emanare una legge per rendere obbligatoria l’assicurazione sanitaria per tutti gli stranieri che visitano il paese.
Un’assicurazione sanitaria obbligatoria. Attualmente la assicurazione sanitaria in Thailandia è facoltativa, seppur suggerita per mettersi al riparo da ogni possibile inconveniente. Anche perché, come riporta il sito Polizzaviaggio.it, le cure mediche in Thailandia sono a pagamento. Se la strategia del Governo dovesse avere il via libera, però, i visitatori dovrebbero affrontare in modo obbligatorio un ulteriore costo per poter accedere nel Paese, una sorta di “tassa” da pagare negli appositi uffici che potrebbero essere aperti direttamente negli aeroporti per accogliere i turisti appena sbarcati.
Ridurre i costi. Questa misura, che in realtà era stata già proposta senza seguito effettivo nel 2013, potrebbe consentire di coprire i costi che i turisti possono generare sul sistema sanitario thailandese, e in particolare quelli legati alle cure e alle eventuali spese di rimpatrio. Di contro, ovviamente, una mossa del genere potrebbe generare un impatto negativo sugli arrivi, rendendo meno conveniente (seppur per certi versi più sicuro) il viaggio.
Il turismo in Thailandia continua a crescere. Quello che è certo, al momento, è che anche in questo 2017, nonostante tutto, il turismo in Thailandia gode di ottima salute: soltanto nei primi quattro mesi del 2017 il comparto ha generato circa 840 miliardi di baht in quattro mesi, ale a dire 22 miliardi di euro, grazie all’arrivo nel Paese di 12 milioni di viaggiatori, con un aumento del 4,71% rispetto agli stessi mesi del 2016.
Accoglienza, eventi e panorami. A spiegare le motivazioni di questo successo, che conferma l’appeal della Thailandia come meta internazionale di primo ordine, è il numero uno dell’ente nazionale del turismo, Yuthasak Supasorn, che sottolinea come “la Thailandia attira molti turisti grazie alle esperienze che è in grado di offrire, che sono sempre nuove e uniche, non importa quante volte si visiti il Paese. Nei primi mesi dell’anno la combinazione di bel tempo ed eventi di grande rilievo come il Songkran, il capodanno thailandese, ha significato ancora maggiori occasioni di divertimento per i viaggiatori. Siamo felici che l’anno sia cominciato così bene: continueremo a garantire la calorosa accoglienza del popolo thai anche ai viaggiatori che verranno”, ha detto il rappresentante governativo.
Anna Capuano