l progresso tecnologico ci sta regalando un nuovo mondo, un mondo che si muove rapidamente dove ogni giorno si aprono nuovi scenari, dove le nuove applicazioni soppiantano quelle precedenti e rendono possibili quello, che solo qualche anno fa ci sembrava impossibile. Le nuove tecnologie in campo sanitario abbracciano ormai tutti i campi e offrono la possibilità insperate, alterando o sostituendo sempre più la figura del medico. La tecnologia applicata ha invaso parzialmente, da circa dieci anni il campo medico, non solo per migliorare quasi tutti gli interventi chirurgi, (vedi Robot Vinci) o per diagnosi radiologiche sofisticate (esempio RM, PET), ma anche in attività di assistenza.
Nel campo medico Sergio Bonvenga, segretario Fonmceo, in un incontro ha parlato del robot Marino, che al Sant’Orsola di Bologna insegna ai bambini a riconoscere e accogliere le emozioni negative o del “Chatrobot” che negli ospedali inglesi fa il triage ai Pronto Soccorso; ha parlato la professoressa Patrizia Marti, dicendo a gran voce che il Robot Cucciolo di Foca, che aiuta i malati di Alzheimer a entrare in relazione con gli altri. Non sembrano esserci limiti all’evoluzione tecnologica, fino a spingersi a pensare, che lo stesso medico potrebbe presto essere in parte, o del tutto sostituito almeno in alcuni dei suoi compiti. Da qualche tempo, il compiuter è comunque divenuto l’alter ego, indispensabile nel lavoro di medico. Oggi la professione del medico è supportata da sistemi di tecnologia avanzata, che talvolta è costretta a subire la razionalità tecnica, l’individualità è un disturbo ed è necessaria recuperarla, passando da una medicina “morbocentrica” a una medicina “pocentrica”. La medicina attuale riguarda sempre più l’eliminazione della malattia e cura della salute, vero è che il progresso tecnologico è inarrestabile, e bisogna pensare anche al medico, che non può perdere le sue prerogative e non sia facilmente sostituito dalla macchina. Si parla della necessità di un “pensiero di ricambio” capace di rinnovare la professione medica e di superare l’autonomia intellettuale. I progressi della tecnica hanno prescritto alla medicina nuove caratteristiche possibilità di cura, ma senza cambiare “il modello culturale della medicina”. La medicina è ferma al nostro vecchio paradigma per il qual si riduce la complessità del malato alla malattia. La medicina rischia così di essere ridotta solo a una serie di procedure diagnostico terapeutiche, che fanno riferimento a dei protocolli standardizzati. Stiamo curando malati con le procedure, ma le stesse spesso toppano, ha detto il Professore Cavicchi. Il medico meno è autonomo è uguale a una macchina, quando il medico perde la sua autonomia, chi ci rimette sono i malati” Un medico che non è autonomo, nel giudicare la necessità di un malato rischia di avere una macchina che dispensa trattamenti, un “trivial machine” una macchina semplice,banale, guidabile e facilmente controllabile, ha detto l’oratore. Che cosa fare allora per evitare il rischio di essere soverchiati dalla tecnologia fino al punto di rischiare di essere sostituiti? Sta a noi decidere che medicina vogliamo: una medicina che ripara un corpo o una medicina che si cura della persona in tutta la sua complessità? Tutti noi dobbiamo respingere di essere trasformati dei robot, respingendo, una medicina che ci vuole semplici esecutori di procedure e protocolli. Serve ripensare a un nuovo modello culturale di medicina e di medico, che sia all’altezza della complessità del tempo, che viviamo e che sappia affrontare la necessità del malato è giusto, che ci sia la macchina ma senza che questa ci schiacci e ci sostituisca. La macchina deve essere solo uno strumento al nostro servizio per fornire dati da interpretare e integrare con terapie che osserviamo e comprendiamo nella visita. La macchina deve essere solo uno strumento al nostro servizio, per fornire dati più certi, da interpretare e indagare con chiarezza, allora noi possiamo osservare e comprendere nella visita.
La macchina deve essere d’aiuto nella diagnosi e anche nella terapia ma, chi deve decidere il processo, deve continuare ad essere la nostra mente, perché la macchina non è in grado di sostituirc, in quelle competenze cognitive e socio emozionali, che comprendono il pensiero critico, la capacità di risolvere problemi complessi. La creatività e la capacità di risolvere problemi complessi, la creatività e la capacità di comunicare in maniera empatica. Il processo tecnologico è inalienabile, a noi medici spetta il compito di governarlo e in questa grande sfida si gioca la nuova vita di medico e il nuovo modello culturale della medicina. Il processo tecnologico è inarrestabile, ai medici spetta il compito di governarlo e in questa sfida si gioca tutta la nuova vita del medico, il nuovo modello culturale della moderna medicina.
La sopravvivenza dei medici, dipenderà dalla capacità degli stessi, ad evolversi e stare al passo con la tecnologia applicata.
Anna Sciacovelli