Dopo una retrocessione che era parsa inattesa e bruciante, il Sassuolo ha compiuto un immediato e meritato ritorno in Serie A dominando il campionato cadetto con un passo da capolista. La squadra emiliana, sotto la guida di Fabio Grosso, ha dimostrato d’altro canto una netta superiorità, concretizzata in una promozione conquistata con largo anticipo. Nonostante la sorpresa della discesa in Serie B al termine dell’annata 2023/2024, già all’inizio dell’ultima stagione il Sassuolo era considerato una delle squadre papabili per la promozione diretta: i pronostici e i numeri per le scommesse sul torneo di Serie B indicavano la formazione neroverde nel gruppo delle favorite al pari di Cremonese e Palermo. Questa aspettativa era alimentata dalla qualità oggettiva della rosa, giudicata come la più competitiva della seconda divisione. Grosso ha saputo forgiare un’identità tattica precisa, prediligendo un calcio verticale e mantenendo una difesa a quattro come punto fermo.
Il sistema di gioco di base è variato tra il 4-3-3 e il 4-2-3-1. Quest’ultima disposizione tattica si è rivelata particolarmente efficace, soprattutto con Kristian Thorstvedt nel ruolo di trequartista, prima che un infortunio ne limitasse l’utilizzo e spingesse verso un maggiore ricorso al 4-3-3. Nella fase di possesso il Sassuolo di Grosso non ricerca un possesso palla prolungato (la media si attesta intorno al 50%), ma privilegia la costruzione diretta, spesso con lanci lunghi verso il centravanti. Luca Moro, attaccante dalla robusta struttura fisica e abile nel gioco aereo, è il perno attorno al quale si sviluppa l’azione offensiva ed è incaricato di fare da sponda per far salire la squadra o smistare il pallone. Fondamentale in questa manovra è il supporto dei calciatori più vicini, ossia le due ali e le mezzali, pronte a raccogliere i suggerimenti o a contendere le seconde palle, così da innescare rapidamente azioni pericolose.
La fase di sviluppo si basa sulla conquista delle seconde palle e su rapide verticalizzazioni o cambi di gioco, con l’obiettivo di isolare gli esterni offensivi. Il playmaker (spesso Andrea Ghion o Daniel Boloca) ha il compito di servire il compagno meglio posizionato, mentre le altre due mezzali si posizionano più avanti per sostenere gli attaccanti. La rifinitura si raggiunge raramente tramite un possesso ragionato, ma piuttosto attraverso le sponde di Moro o l’aggressione immediata delle seconde palle in zona d’attacco. Il fine rimane sempre quello di mettere Mimmo Berardi e Armand Laurienté nelle condizioni ideali per creare superiorità numerica e concludere, sia con un tiro sia con un cross per Moro. Gli esterni offensivi sono spesso dispensati da eccessivi compiti difensivi pur di conservare le energie per la fase offensiva.
Anche i terzini contribuiscono alla manovra avanzata, sebbene con approcci diversi: Josh Doig, più incline ad attaccare, si proietta in avanti restando largo, mentre Jeremy Toljan è più prudente difensivamente. In fase di non possesso il Sassuolo esercita una pressione mirata cercando di negare linee di passaggio semplici e costringere gli avversari al lancio lungo. Il centravanti e gli esterni effettuano una pressione iniziale, ma il ripiegamento difensivo vede soprattutto il lavoro delle mezzali che offrono supporto ai terzini sulle fasce e coprono gli spazi. Il play di turno si posiziona leggermente indietro per dare copertura alla difesa, composta da centrali fisici come Filippo Romagna e Matteo Lovato e pronta a coprire la zona per gestire gli eventuali duelli aerei.
Le transizioni offensive sono immediate: riconquistata palla, lo scopo è quello di attivare subito i riferimenti offensivi per un lancio lungo su Moro o un uno contro uno per Berardi o Laurienté. Quando si tratta di difendere, invece, l’attenzione è posta sulla riaggressione successiva alla perdita del pallone, specialmente sui duelli aerei o nel contendere le seconde palle nella trequarti avversaria, in modo da sfruttare la posizione avanzata delle mezzali e degli esterni. Moro, Berardi e Laurienté non sono stati comunque gli unici calciatori chiave nella cavalcata verso la Serie A: meritevole di menzione sono anche il portiere Horatiu Moldovan e i centrocampisti alla stregua di Luca Mazzitelli, fondamentali nel raccordo tra le fasi e nel supporto agli attaccanti. Anche i vari Samuele Mulattieri, Simone Verdi e Pedro Obiang hanno dato il loro contributo, dimostrando la profondità della rosa. Il Sassuolo ha stabilito addirittura il record di goal nella Serie B a 20 squadre confermando la solidità e l’efficacia del modello di gioco di Grosso, capace di andare oltre le aspettative grazie alla qualità dei suoi attaccanti e di mostrare anche un’invidiabile stabilità difensiva. Gli emiliani ritornano dunque in Serie A forti di un’identità chiara e di giocatori capaci di fare la differenza, nella speranza di togliersi altre soddisfazioni importanti nel massimo campionato italiano.