Il giorno 31 Agosto p. v. presso lo Chalet di Trani sarà presentato il libro della l’avvocatessa giornalista e scrittrice Roberta Schiralli, il “Nido dietro le sbarre chiuse”, un argomento non facile, per chi non conosce il segreto mondo, che si svolge dietro i cancelli, dove le guardiane fanno suonare le sinfonie sulle inferriate e con orgoglio sorridendo chiudono i divisori con cinque o sette mandate.
Un argomento non facile, per chi deve parlare dell’amore morboso di quelle donne dalle ali tarpate, verso i propri figli, costretti a vivere una detenzione di anni, senza averne alcuna colpa.
Lungo la strada della vita, la rotta che si percorre, sin dal primo anelito, senza aiuto e senza guida, in special modo quando il piede, per l’impervio cammino scivola, verso un anonimo burrone.
La donna, riesce a pagare la propria pena in solitudine, ma quando una culla di spago, riesce a formarsi all’interno della cella, dietro le lunghe e larghe sbarre, allora come una belva la donna reagisce, contro l’intera società, che la tiene vincolata, ma il vincolo più forte, è quel nido, forte e unico legame, “ Quel filo inalienabile di spago” che la rende madre .
Questo privilegio di maternità, la rende libera e schiava nel contempo, con un nido di filamenti di antichi stracci, riesce a tessere un’ampia rete di relazioni diverse, nello stesso tempo, la fortifica dandole una forza interiore, come una leonessa difende il proprio pargolo, estrae gli artigli dell’ aquila, per difenderlo dagli altri che coabitano nella sua stessa stanza.
I quali come squali, cercano di afferrare la piccola preda, ma la madre circonda la culla dei proprio figlio con alti papaveri, di filo spinato, fatto di stracci, per impedire, che altri possano prevaricare la sua naturale maternità, cercando di educare la prole, al di fuori delle mani di coloro, che le hanno impunemente usurpato il privilegio concesso a lei da Dio.
Quando, il primo gemito annuncia l’uscita del piccolo corpo, dall’alveo materno, confermando l’inizio o il cominciamento, della sua terrena peregrinazione, appalesandosi ignudo, sia come corpo, che come anima, allora i diaconi del perbenismo si avventano su quell’essere per governarne il pensiero e le azioni.
Nella descrizione della “donna madre”, l’autrice narra, che per tutto il giorno non sarà mai stanca, perché questo privilegio la rende libera di sognare, per la propria prole quella libertà sociale, che lei ha perso, ma nell’esercizio del diritto della naturale maternità, riuscirà con la forza di quel legame inalienabile, a spezzare le catene, che per lei sono un vincolo con le dannate limitazioni, mentre per il nascituro sono nuove ali, che gli permetteranno di perforare il cerchio e muovere guerra all’inflessibilità della legge, che vige dietro le sbarre.
Anna Sciacovelli