L’osteopatia esiste, e chi la pratica continuerà a battersi per il riconoscimento della propria professionalità. È questo uno dei messaggi principali che arriva dal terzo congresso annuale del ROI, il Registro Osteopati d’Italia, che si è tenuto nelle scorse settimane a Roma.
Bilancio positivo
Nell’ambito della tre giorni di lavori e dibattiti, infatti, è stata molto alta la partecipazione di colleghi osteopati e degli iscritti, così come importante è stato il contributo delle scuole e dei ricercatori, impegnati in presentazioni orali e poster. Ad aprire la manifestazione è stata la presidente del Roi, Paola Sciomachen, che ha incentrato il suo intervento anche sull’evoluzione della discussione sul ddl Lorenzin che dovrebbe finalmente portare al riconoscimento della professione.
L’analisi dell’osteopatia
Grande attenzione è stata ovviamente dedicata agli interventi degli specialisti nei vari ambiti di intervento di questa disciplina orientata al benessere, che come ricorda anche il portale Tcio, scuola di formazione presente a Milano e iscritta al Roi, rappresenta un importante alleato per la salute dell’uomo. E così, si è discusso della validazione degli strumenti e della loro attendibilità nella pratica clinica di osteopatia, ma anche della efficacia a breve termine del Trattamento Manipolativo Osteopatico sulla forza muscolare degli arti superiori e inferiori, nonché degli effetti positivi della osteopatia per la gravidanza (qui per maggiori informazioni sull’osteopatia).
I casi di successo
Un recente esempio di queste applicazioni arriva dall’Emilia Romagna, e per la precisione dal Policlinico di Modena, dove è stata sperimentata la collaborazione tra i professionisti osteopati e il reparto di Ostetricia e ginecologia, con l’obiettivo di offrire supporto alle pazienti sofferenti di endometriosi: come rivelato dal dirigente medico Carlo Alboni, “se parliamo di miglioramento della condizione clinica delle pazienti, la percentuale di successo è superiore all’85%”.
L’osteopatia per la gravidanza
Per la precisione, nel corso della sperimentazione sono state sottoposte a terapia circa 160 donne, che hanno tutte confermato l’efficacia del trattamento osteopatico; un risultato positivo che supera i limiti “tradizionali” delle cure del dolore pelvico, una patologia che “non spariva con le terapie farmacologiche classiche e nemmeno dopo l’intervento chirurgico”, come ricorda ancora Alboni. Per questo, il medico ha deciso di approfondire “lo studio del dolore dal punto di vista neurofisiologico. Mi sono così avvicinato all’idea di collaborare con una osteopata con l’obiettivo comune di interrompere gli stimoli del dolore tra periferia e sistema nervoso centrale. I tentativi sono stati consolidati da successo clinico”. Al termine di questo periodo di test, si può affermare che “quasi tutte le pazienti con endometriosi non hanno più avuto dolori, oppure questi sono notevolmente calati e la qualità della vita è migliorata”.
L’apporto in fase neonatale
Un altro importante ambito di intervento dell’osteopatia è quello neonatale: sempre nel corso del congresso del Roi è stato presentato il progetto Ne-O Project (Neonatology and Osteopaty), nato nel 2014 e oggi presente oggi in 22 reparti di neonatologia in Italia, che ha l’obiettivo di studiare il ruolo dell’osteopatia in campo neonatologico per migliorare la salute e la crescita del bambino.
Uno sguardo all’estero
Tra gli interventi più attesi e apprezzati bisogna poi citare la relazione del dotto Charles Hunt, Presidente dell’Osteopathic International Alliance – OIA, l’associazione internazionale che raggruppa le organizzazioni di osteopati più rappresentative di tutti i Paesi nel mondo e le scuole di formazione più autorevoli, di cui il ROI è entrato a far parte lo scorso anno in qualità di membro partner, che ha sottolineato l’importanza di sviluppare sempre più la professionalità degli specialisti, raccontando i percorsi studiati e sviluppati in altre parti del mondo.
Anna Capuano