Una lunga passeggiata nell’antico nucleo di Larino, con l’ottima guida e operatore culturale, Marcello Pastorini, mi porta a toccare con mano un’area archeologica, quella di Villa Zappone, dell’antica Larinum.
L’area archeologica visitata è quella di Villa Zappone, che comprende l’anfiteatro romano, che risale alla fine del I secolo d.C. e le terme romane abbellite dagli splendidi mosaici del II secolo d.C.
Larino appartiene a una storia antica, la presenza dell’uomo nel suo territorio si perde nella notte dei tempi, si rilevano tracce della sua presenza nel paleolitico medio e vi sono testimonianze evidenti d’insediamenti umani risalenti al neolitico.
La presenza dell’umanità è possibile scorgerla dalla preistoria fino ai tempi moderni.
Da secoli, inoltre dal suo periodo frentano, quando si chiamava Ladinod, al periodo romano, quello della gloriosa Larinum, fino alla Larino di oggi, questa città ha conservato il suo nome ed è custode di una storia lunga e fitta che emerge in testimonianze e documentali.
L’orazione di Cicerone, la Pro Cluentio, è una testimonianza efficace dello sviluppo che aveva raggiunto la città, ma anche delle tensioni interne, di un centro ricco e popoloso di un periodo- quello della guerra civile – cruciale, e di grandi trasformazioni per l’intera Italia.
Larino assunta a municipio romano, nei secoli successivi, si arricchì di grandi edifici pubblici (l’anfiteatro, le terme, gli edifici del foro) si abbellì anche di ville urbane con splendidi mosaici. Molti pavimenti in mosaico di questa città, sono nati a più riprese, dando una pallida idea, sia dello sviluppo sia della tecnica musiva, nel corso dei tanti secoli, da non trascurare sia i gusti e sia le tendenze artistiche delle classi medio alto di questa splendida città.
La voce suadente del cicerone nella veste di accompagnatore esperto dell’artistica città di Larino mi è stata sciorinata, come un’antica favola vissuta in prima persona da Pastorini e nel suo dire, si ascolta un’anima dotata di estrema sensibilità e conoscenza.
Si continua il viaggio seguendo le sue parole pacate che raccontano non fantasie, ma realtà mai negate: “Queste pavimentazioni sono relative sia ad ambienti pubblici, sia in special modo, in domus signorili.
Uno dei pavimenti più antichi, è quello riguardante l’impluvio collocato in posizione centrale, dell’atrio di una grande domus patrizia, del periodo ellenistico.
L’impluvio è circondato da una pavimentazione in ciottoli policromi, il mosaico, detto “del polpo o dei pesci”, sul fondo bianco, presenta raffigurazioni policrome di ambiente marino con cornice di tralci e grappoli”.
Nella voce della guida, si nota un tentennamento, nel racconto per un’emozione che emerge dal di dentro, la voce, non si ferma, ma continua serena, “Molto noti, sono alcuni grandi pavimenti rinvenuti nel secolo scorso, conservati a Palazzo Ducale, da quello famosissimo del c.d. Lupercale (la lupa che allatta i gemelli mentre dall’alto di una rupe due pastori contemplano la scena), con una ricca cornice con amorini e cacciatori, e le loro prede contenute in volute d’acanto, a quello, altrettanto noto e bello “ del Leone”, del II sec. d.C. con emblema centrale, raffigurante un leone che avanza verso destra, sullo sfondo si vede una palma, intorno all’immagine centrale vi sono complessi e meravigliosi motivi geometrici”.
La voce emozionata per le tante domande che noi poniamo a Marcello Pastorini non lo ferma, anzi il suo racconto continua a interessare tutti:
“Il terzo, il mosaico c.d. degli Uccelli, purtroppo molto lacunoso, insieme a quello “del Leone” che decorava gli ambienti di una villa urbana, dell’antica Larinum. Nella parte centrale su dei racemi filiformi di vite, sono evidenti degli uccelli da cui il nome dell’opera musiva.
Più di quattro secoli separano il Mosaico dei pesci da questi ultimi tre. In mezzo ci sono altre pavimentazioni, soprattutto bicromie di edifici a destinazione pubblica, come quello di un ambiente absidato con decorazione geometrica e floreale nei pressi di quello che si suppone il foro; posto a lato del muro perimetrale dell’attuale stadio comunale, vi è il pavimento a motivi geometrici e delfini, che può essere ammirato nel sito del ritrovamento; infine,meravigliosi sono i mosaici policromi, posti nei pressi dell’anfiteatro e pertinenti a un grosso edificio termale; uno di essi, costituito da tessere prevalentemente bianche, scure, di colore marrone e verde marino, presenta animali, metà terrestri e metà marini, che circondano la parte centrale decorata con eleganti motivi geometrici.
Carissimi amici. Cittadini di Larino, chiedo venia per questo involontario errore, per la postura della foto,si dice:Che sbaglia il prete a dire messa, Può errare una nonna che il 15 febbraio 2018 compie 81 anni?
Vi abbraccio affettuosamente tutti, per questa volta perdonatemi. Cercherò di non sbagliare mai più.
Anna Sciacovelli