Sino all’estate del 1606, tutto era in fermo equilibrio, poi tutto crolla, la conversa Caterina da Meda in occasione di una visita al convento del Monsignore Pietro Barca, canonico di Sant’Ambrogio, vuole rivelare la relazione di suor Virginia, Caterina non era professa, in più era considerata inadatta a diventare monaca, per il suo cattivo carattere e forse anche per un fatto primario, rubava nel monastero. Il 23 luglio pochi giorni prima, che avvenisse la poco gradita visita, Caterina è chiusa per punizione nella legnaia, su richiesta di suor Virginia perche aveva sporcato il letto di suor Degnamerita, che piaceva molto a suora Virginia perché suonava bene l’organo e cantava. La sera prima, suor Virginia e le sue complici, (suora Benedetta, suora Candida Colomba, suora Ottavia e suora Silvia), vanno da lei per imporle di non parlare ma lei non accetta. L’Osio allora è costretto a ucciderla con tre colpi in testa. È nascosta nel pollaio, mentre si apre un buco nel muro, per far credere a una sua fuga. Il giorno dopo si svolgono le elezioni, che vedono la vittoria del partito avverso alla Signora guidato da suor Angela Sacchi e dall’Imbersaga.
L’Imbersaga sostituisce suora Virginia nella carica vicaria, suor Angela, la superiora Bianca Caterina Homati, in carica dal 1603. Il giorno dopo L’Osio seppellisce il corpo di suor Caterina, nella sua neviera, mentre la testa è gettata più tardi nel pozzo di Velate. Suor Virginia minaccia le complici (“mi bravò su la vita”) di fare la stessa fine se avessero parlato. Quest’omicidio resta un segreto perché a tutti viene detto che la conversa è scappata. Nell’autunno 1606 le voci che nel convento si fanno cose irregolari, il Ripamonti ci parla del fabbro ce aveva contraffatto le chiavi, un certo Cesare Ferrari, parla dei fatti dal convento e viene ucciso da Osio,il quale tenta di uccidere anche Raneiro Roncino il farmacista,ma quest’ultimo si salva,Osio avrebbe voluto uccidere anche il prete Arrigoni ma virginia glie lo impedisce. Tutto questo trambusto, arriva alle orecchie del governatore di Milano. Nel 1607 Osio è arrestato dal Fuentes e incarcerato a Pavia.Il 4 luglio l’Osio commette un grave errore scrive una supplica all’arcivescovo proclamandosi innocente e allega un certificato medico del 5 maggio, dove si afferma che il soggiorno in carcere avrebbe potuto aggravare la malattia mettendo in pericolo la vita del recluso. Dal suo canto Virginia scrive a Fuentes, dichiarando che tra l’Osio e il monastero, i rapporti sono corretti. Il Borromeo indaga sulla vicenda e si reca al convento per una visita pastorale, parla a Virginia ma non tutto quello che ascolta lo soddisfa, anche perché Virginia accoratamente difende l’Osio, il cardinale se ne partì da Monza più inquieto e preoccupato di prima. Il 28 settembre il fratellastro di Virginia Luys de Leyva dà il consenso al Cardinale, il quale aveva proposto di alzare un muro di confine intorno al convento. Nello stesso tempo Osio fugge dal castello di Pavia e torna segretamente a Monza,il sei ottobre, Camillo il Rosso uno dei suoi bravi uccide Raineiro Roncino, che aveva sparlato del convento e delle strane porcherie che avvenivano nel suo interno, per questo omicidio. Ha inizio il Processo, contro Osio e i suoi complici, viene incolpato il prete Arrigone, portinaio del monastero, Domenico Ferrari, testimonia a metà ottobre che il vero omicida è il rosso su mandato di Osio, furioso perché il Roncino, aveva detto in giro che la bambina che viveva con lui era figlia di suor Virginia, subito dopo il portinaio e la moglie vengono licenziati per aver diffamato il monastero. L’Osio venuto a conoscenza di queste accuse,si nasconde prima nella chiesa di S. Maurizio poi dal 1 novembre nel Monastero prima nella stanza di suor Ottavia poi in quella di suor Benedetta, e riesce ad avvisare il bravo Giuseppe Pesseno, suo fedele servitore perché non venisse preso e costretto a confessare. Il giorno seguente L’Osio scappa dal convento e si rifugia nei dintorni di Monza, Prima suor Ottavia poi Suor Benedetta chiedono aiuto a Osio la prima la getta nel fiume Lambro la seconda buttandola nel pozzone di Velate, presso Vimercate, entrambe salvate in tempo per confessare tutto quello che avevano fatto. L’Osio si rifugia nei territori di Venezia per sfuggire all’ira del Governatore Fuentes, che vuole a tutti i costi, la sua testa . Su sentenza del Senato il 19 dicembre la sua casa a Monza è prima devastata poi demolita. Il 20 dicembre L’Osio scrive una seconda lettera all’esimio Cardinale Borromeo, lo ringrazia per l’aiuto prestato quand’era prigioniero a Pavia, dichiarando che lui e Virginia sono innocenti, e colpa di tutto questo è colpa delle due bestie che lui ha provveduto a “castigare”per conto di Dio. Il 22 dicembre a conclusione della prima fase dell’inchiesta è interrogata a Milano suor Virginia che ammette la relazione e l’omicidio incolpando di tutto l’Osio e il prete Arrigone. Il 2 gennaio 1608, Gian Paolo Osio è citato per i due tentati omicidi, condannati in contumacia alla forca e alla confisca dei beni. Mentre i servi dell’Osio sono condannati alla decapitazione e confisca dei beni per l’uccisione di Rainerio Roncino, già scappati oltre confine, ma figurano ancora ricercati nel 1614. Su delle grida del cinque aprile del 1608, si promette 1000 scudi e la liberazione di quattro banditi se Osio fosse preso vivo la metà se trovato morto. Al posto della casa deve essere alzata la colonna infame. Il 2 giugno 1608 la madre di Osio, Sofia Bernareggi di anni ottantaquattro chiede al Senato di ricevere una sovvenzione pari agli interessi dei beni danneggiati, le danno invece una fideiussione di cinquanta scudi. Si chiude il processo : suor Virginia è murata viva, dopo quattordici anni esprime il suo pentimento ed esce dalla cella. Nel 1650, nel libro mastro di suor Valeria è scritto che: “Adì 7 gennaro 1650, la famiglia di suor Virginia deve al convento, la somma di 3801.39, per alimenti, perché oggi è passata a miglior vita. La Monaca di Monza”.
Anna Sciacovelli