L’industria tessile, tra le più inquinanti
Negli ultimi anni si è scoperto che le microfibre sintetiche che si liberano quando si lavano i vestiti inquinano l’acqua degli oceani, oltre ad essere assimilate dagli organismi acquatici.
Vista l’emergenza scoppiata negli ultimi anni, alcune aziende – per avere un’idea più chiara, tradenordest.com – hanno iniziato a realizzare nuovi tessuti utilizzando bottiglie di plastica riciclate, che a prima vista sembra un’ottima soluzione. Tuttavia, nella sua produzione, le bottiglie vengono trasformate in milioni di microfibre per realizzare capi. La comunità scientifica mette in dubbio questa strategia poiché questa soluzione può essere ancora più inquinante del riciclaggio di quella singola bottiglia.
Da sempre la soluzione migliore è smettere di usare capi realizzati con tessuti sintetici e optare per tessuti naturali, oltre a ridurre al minimo l’utilizzo di prodotti realizzati con plastica.
I tessuti a zero impatto ambientale
Il tessuto in lyocell è il più sostenibile ed ecologico. È una fibra 100% naturale di origine vegetale che si ottiene dalla polpa del legno attraverso un processo di lavorazione totalmente ecologico.
I tessuti in lyocell sono resistenti, morbidi al tatto e hanno la stessa facilità dei drappeggi di seta. Ha anche la proprietà di assorbire l’umidità a seconda della temperatura della pelle, ed è per questo che indossarlo è così comodo. È perfetto per le persone con pelle sensibile. Inoltre è molto resistente ed è lavabile in lavatrice. Essendo una fibra naturale, è anche biodegradabile, il che rende la sua vita un processo circolare.
Coltivato in campi senza pesticidi, erbicidi, fertilizzanti chimici sintetici e senza sostanze chimiche tossiche, che vengono spesso assorbite dal corpo a contatto con la pelle. Dovrebbe anche essere coltivato in condizioni eque per i lavoratori. Sempre più catene di fast fashion si sono unite per avere capi realizzati con questo tessuto nella loro collezione. Si possono trovare con la loro etichetta distintiva in negozi come H&M, C&A o Zara. Quindi in tutta Italia è possibile, da nord a sud, acquistare moda sostenibile.
La lana biologica è la lana di pecora con pascoli biologici e tutta la sua pulizia viene effettuata senza additivi, candeggine o solventi. Il risultato è un tessuto durevole, biodegradabile, altamente resistente e ipoallergenico. Il bambù è realizzato con la polpa di bambù e sbiancato senza cloro, si rimuove molto facilmente e non necessita di alcun prodotto chimico, inoltre richiede di meno acqua rispetto ad altri tessuti per la sua produzione. È antimicrobico, ha proprietà antiallergiche, protegge dai raggi ultravioletti ed è un termoregolatore (caldo d’inverno e fresco d’estate).
Infine la canapa: ricavato dallo stelo della pianta di Cannabis, è anche un tessuto molto antico, in Cina si fa riferimento al suo sfruttamento da circa 8000 anni. Produce un tessuto morbido e delicato con il quale si può produrre dalla lingerie agli abiti di alta moda.
Tutto il mondo si mobilita per affrontare il problema del cambiamento climatico
Secondo studi recenti, in Europa vengono scartati sei milioni di tonnellate di prodotti tessili all’anno e solo il 25% viene riutilizzato. Cifre che, senza dubbio, non sono esenti di conseguenze visto che l’industria tessile è la seconda più inquinante dopo il petrolio. Al di là del consumo di acqua, l’emissione di tossine o lo scarico di sostanze inquinanti nell’acqua, l’ecosistema è attaccato da una minaccia ancora più grande: le microfibre. Il cambiamento climatico è una realtà, che la distruzione dei nostri oceani non potrà tornare indietro e che si deve cominciare a prenderne coscienza a livello individuale d’ora in poi.