Le campane della Cattedrale Basilica di Larino, suonano a distesa sin dal primo mattino, diffondono la loro voce per ogni vicolo, con le note dell’inno di San Pardo, nelle case le donne, da mesi sono al lavoro nella preparazione dei coloratissimi fiori di carta crespa o velina, che serviranno per ornare il carro. Nella Basilica di San Pardo, nel Centro storico del Paese, dal 17 maggio giorno di San Pasquale, il popolo segue una Novena, in onore dei Santi Protettori, si fa sempre più febbrile l’attesa della processione del Santo Patrono della città di Larino.
I cittadini Larinesi, sparsi per il mondo, quel giorno giungono in paese per onorare il Santo Patrono. La festa si protrae per tre giorni il 25,26 e 27maggio, questa celebrazione risale con datazione certa dal XVI e XVII dice che il 25 maggio si svolgeva una corsa di carri trainati da buoi mentre nel XVIII secolo attestano una festa che durava tre giorni dal 25 al 27 maggio, che nel 1742 invece si svolgeva nel mese di ottobre. Si dice che Pardo era Vescovo di Corinto, una città del Peloponneso, per sfuggire alla persecuzione contro i cristiani, arrivò in Italia e si recò a Roma ove chiese al Papa di volersi ritirare e vivere la sua vita da eremita in Puglia nella città di Lucera dove morì il 17 ottobre del 650 d.C. La leggenda dice, che nell’ anno 842, la città di Larino, fu distrutta dai Saraceni e gli ultimi abitanti per salvarsi, si rifugiarono nelle campagne circostanti. Approfittarono della situazione, gli abitanti di Lesina che si rifugiarono nella città di Larino, trafugarono i corpi dei Santi martiri larinesi: Primario e Firmiano, scappando durante la notte. Quando il furto fu scoperto dai Larinesi, questi indignati organizzarono una spedizione punitiva, nei pressi di Lucera, trovarono un sepolcro contenente la salma di San Pardo. I cittadini Larinesi presero il corpo lo posero su di un carro trainato da buoi, lo addobbarono con fiori e s’incamminarono verso casa. All’ingresso del paese, una strana debolezza colpì uomini e bestie. In seguito a un colpo di bastone o di uno zoccolo sul terreno, si apri una falla dalla quale sgorgò l’acqua che dissetò tutti uomini e animali. Nacque così, la fonte di San Pardo, questo segno significò per la gente di Larino, che San Pardo era destinato a diventare il patrono della loro città.
Già nei primi di marzo, inizia la “doma” degli animali. Sono utilizzati animali giovani,che sono addomesticati al traino, in un terreno arato giacché le maggiori difficoltà, permettono un allenamento più consono e veloce. Dopo alcune settimane agli animali è imposto il giogo, si prosegue con il domare gli animali, continuando con un traino prima di un grande tronco d’albero, di un copertone poi, di un carro di ferro alla fine, al doma partecipano uomini della famiglia alla quale appartengono le bestie. Il giorno della festa, le mucche sono pulite, spazzolate e incipriate con strumenti adatti a loro, adornate poi con le “tovaglie” e le coccarde di tutti i colori.
Anna Sciacovelli