A cura della Dott.ssa Floriana De Michele, Psicologa Psicoterapeuta
psicologo Avezzano
La figura dello psicologo del lavoro viene molto sottovalutata nel contesto lavorativo odierno italiano, spesso si confonde il suo significato o addirittura c’è chi ignora completamente l’esistenza di questo impiego. Solitamente, si è abituati a pensare allo psicologo come ad un professionista che ha a che fare quotidianamente con disturbi mentali, depressione, ansia, disagi, che predilige appuntamenti lavorativi “uno a uno” con il paziente, un lavoro svolto prevalentemente nel suo studio privato. Questa immagine che abbiamo dello psicologo però, è molto ridotta rispetto alla varietà di lavori che possono essere svolti. Approfondiamo il significato dello psicologo del lavoro: chi è? Di cosa si occupa? In quali situazioni viene richiesto?
Cominciamo dando una definizione di cosa significa lavorare: la parola “lavoro” deriva dal latino, letteralmente tradotta con “fatica, sforzo”, evoca spesso sensazioni negative, sofferenza, costrizione. Questa attività è però necessaria all’uomo, come diceva Sigmund Freud, “amore e lavoro sono i due poli importanti della vita”. L’attività lavorativa è caratterizzata dall’applicazione delle potenzialità psico-fisiche dell’uomo, il quale per svolgere al meglio le sue mansioni deve, di conseguenza, trovarsi in condizioni psicologiche stabili e serene. Purtroppo, spesso accade negli uffici o nelle medio-grandi aziende, che le condizioni dell’ambiente lavorativo non siano distese e favorevoli, bensì stressanti ed anti-produttive. I lavoratori che vivono realtà di questo tipo, difficilmente riusciranno a sfruttare al massimo il proprio potenziale. Questo calo di produttività potrebbe creare un danno economico all’azienda nel caso in cui questa atmosfera negativa non riconosciuta come “problematica”. I dirigenti o i proprietari delle aziende, soprattutto in Italia negli anni passati, non sempre prestano particolare attenzione allo stress da lavoro, né sono propensi ad investire per migliorare o risolvere questo tipo di situazione, in quanto viene considerata come frivola o come fonte di ulteriori spese aziendali.
Lo scopo dello psicologo del lavoro è proprio quello di migliorare la vita sul posto di lavoro, di attenuare lo stress, facilitare il benessere dei dipendenti, migliorare le competenze, la comunicazione, si occupa di controllare l’andamento positivo delle relazioni sia interne che esterne. Lo psicologo studia i comportamenti dei dipendenti nei vari contesti lavorativi e nelle relazioni inter-personali, valuta il loro senso di coinvolgimento, di adeguatezza alle mansioni assegnate e presta supporto psicologico in caso di disagio. Possiamo trovare questa figura in aziende medio-grandi, in cui è necessaria una collaborazione consistente tra i dipendenti, o in società di consulenza che offrono servizi di counseling per la gestione delle risorse umane, o come libero professionista. Ad oggi, questo tipo di impiego è ancora strettamente legato alla selezione del personale, ai test attitudinali, ma sta lentamente avvenendo un cambio di mentalità all’interno delle aziende più prestigiose, che sta portando a diverse strategie di selezione. La valutazione dei dipendenti verte sulle potenzialità, ciò significa che un lavoratore sereno ed efficiente sarà molto più produttivo di uno stressato, annoiato o represso. Per questo, la figura dello psicologo del lavoro è di fondamentale importanza per un’azienda che vuole esprimere al meglio le proprie capacità e le proprie risorse.
Per approfondimenti invito a leggere il post sul mio blog : psicologo azienda lavoro