“Condono” di venti once d’oro, per il restauro del Fortino. Si era nel 1364, la città di Bari sottomessa alla Signoria del principe di Taranto Roberto d’Angiò, al quale la regina Giovanna, l’aveva donato dopo aver sposato in seconde nozze il di lui fratello Luigi.
In quel tempo già sorgeva, in vicinanza dell’antico porto , il fortino di sant’Antonio abate, che esiste tutt’ora.
Il fortino prospiciente il mare, era schiaffeggiato continuamente dall’impeto dei flutti, che l’ avevano ridotto in condizioni pietose tanto da far temere la stabilità stessa del fortino, tanto, che gli ingegneri del tempo, pensavano, che da un momento all’ altro il fortino non più stabile, potesse crollare in mare.
Nel 1359, l’Università incaricò pertanto i sindaci, dei quali non ci sono pervenuti i nomi, di prospettare la questione al principe Roberto facendogli presente la opportunità di voler benignamente stanziare un apposito fondo onde provvedere alla riparazione, dell’edificio considerando che la cosa, oltre a garantire la funzionalità del porto, avrebbe arrecato notevole vantaggio pure al fondaco e alla dogana, la cui prosperità, era in gran parte legata all’attività del porto stesso.
Roberto d’Angiò, prese la domanda in benevola considerazione e, con un provvedimento del 5 luglio decise di destinare all’opera la somma di 20 once di oro, non elargendole materialmente, bensì autorizzando il giustiziere a non versare nella cassa del principato una corrispondente cifra, da defalcare dal complessivo importo delle imposizioni fiscali di quell’anno, senza arrecare alcuna molestia alla popolazione barese: si trattava, in buona sostanza di una semplice operazione contabile, che oggi chiameremmo partita di giro.
Nel successivo mese di novembre, lo stesso principe ebbe modo di manifestare la propria benevolenza, venendo a visitare la città, concedendole, in quella occasione un’altra grazia, consistente nell’ordinare ai diversi ufficiali di desistere del forzoso utilizzo di case, letti, animali, paglia ed altri oggetti di proprietà privata, senza pagarne il relativo prezzo, ai legittimi proprietari. Con la morte di Roberto d’Angiò,
avvenuta nel 1364, Bari passò sotto la signoria del fratello Filippo e alla morte di questi, la signoria passò alla sorella Margherita d’Angiò, figlia di Filippo I di Taranto e della seconda moglie Caterina di Valois Courtenay, nata nel 1325 e moglie di Francesco I del Balzo, duca di Andria, costei passò tutte le proprie prerogative al figlio Giacomo del Balzo, principe di Taranto e imperatore di Costantinopoli,
secondogenito di Filippo I di Taranto, il quale a detta dello storico barese Antonio Beatillo, ebbe dei gravi dissidi con la regina Giovanna I, per cui abbandonò tutto e andò a rifugiarsi in Grecia. Bari tornò quindi nella disponibilità della regina Giovanna, poco prima di passare a nuove nozze con Ottone di Brunswick nel 1376. La regina Giovanna, muore due anni dopo il suo matrimonio con Ottone di Brunswick nel 1378.
Anna Sciacovelli