L’Arcipelago delle Eolie, sette isole di origine vulcanica Alicudi, Filicudi,Vulcano,Panarea, Stomboli Lipari e Salina, che fanno parte dei siti dichiarati dall’Unesco, Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Salina, seconda Isola per estensione dopo Lipari, deve il suo nome, ai considerevoli quantitativi di sale, che da qui venivano estratti già in epoca romana, in particolare dal laghetto di acqua salmastra ubicato nell’odierna frazione di Lingua.
Salina è l’isola più ricca di vegetazione, macchia mediterranea, oliveti, vigneti, fichi d’india, boschi di castagni annosi e millenari pioppi, da tutta questa vegetazione nasce l’appellativo di “Isola verde”.
Da non dimenticare i lunghi muri a secco e pareti di roccia a picco sulla spiaggia, ricoperti da rampicanti rami di cappero dal colore verde intenso e dal piccolo fiore bianco.
Il cappero
Diffuso nei Paesi del Mediterraneo (lo riscontriamo per uso alimentare e medicinale, menzionato nella Bibbia, negli scritti di Aristotele, di Ippocrate e Plinio il vecchio).
Dall’arbusto perenne, il cappero è di probabile origine tropicale, presente anche nelle zone aride dell’Australia, Asia e delle Americhe. La raccolta del cappero si effettua di solito a intervalli di otto o dieci giorni, tra fine maggio e fine agosto.
Per evitare le ore più calde della giornata, i raccoglitori di capperi, iniziano a raccogliere le drupe alle cinque del mattino, liberati manualmente dal penducolo, che resta attaccato alla pianta, i capperi raccolti, vengono versati nei sacchi dai 20 ai 30 chili, trasportati in un magazzino asciutto, sono stesi ad asciugare su teli di juta.
Dopo diversi travasi, i capperi sostano nei vecchi tini di legno di castagno e irrorati di sale, dopo circa un mese sono pronti per immetterli sul mercato per la vendita sia salati, che in boccacci di vetro, immersi o pigiati nell’aceto di vino bianco.
Anna Sciacovelli