Scelse Roma per accasarsi nel 1668, la regina Cristina di Svezia, figlia di Gustavo Adolfo, condottiero protestante, morto a Lutzen nel 1632. Quando era venuta al mondo, tutti la scambiarono per un maschio, perché gli astrologi avevano predetto il “maschio” anche perché il re lo desiderava follemente, la bambina era inguainata nella placenta, che gli nascondeva il sesso e si dimenava come un ossesso.
Cristina aveva appena sei anni quando rimase orfana di padre, sua madre Eleonora Hohenzollern di Prussia frivola e isterica non seguì la sua educazione ma fu affidata al cancelliere Axel Hoxenstierna, uno statista, fra i più grandi del Seicento che amava Seneca e Tacito. Era sempre stato l’uomo di fiducia del Re Gustavo che prima di morire lo aveva nominato reggente e tutore della figlia.
Con la morte in battaglia di Gustavo, l’esercito rimase orfano del grande condottiero, Oxenstierna assunse il comando guidandolo in altre vittoriose battaglie.
Quando Cristina raggiunse i diciotto anni, le consegnò uno Stato potente e ben organizzato.
Cristina non era bella si lavava poco e cercava di vestirsi come un buttero, cacciava con passione e bestemmiava molto, si comportava da maschio, anche perché la madre spesso le rinfacciava di essere nata femmina.
Il suo modo di comportarsi dava la sensazione che avesse sbagliato sesso, si dice che avesse amato solo un uomo, Magnus de le Gardie.
Il suo confessore un Gesuita, confidò a un ambasciatore spagnolo, che Cristina era allergica all’amplesso, facendo intendere, che fosse lesbica anche perché lei rimase ostinatamente zitella.
Le sue giornate, le passava spesso nel suo studio a studiare latino, greco e l’ebraico, oltre a quattro lingue moderne tra le quali l’italiano, le sue lettere d’amore le scrisse a una damigella di corte Ebba Sparre, che un giorno le sventolò sotto il naso dell’Ambasciatore inglese dichiarando “Ecco la mia compagna di letto”.
Nella sua corte possiamo annoverare da Grozio a Cartesio, vuotò le casse del Tesoro per fare di Uppsala la più grande Università del Nord, altre due ne creò a Turku in Finlandia e a Tartu in Estonia, che allora facevano parte dei suoi possedimenti. Amava l’italia e cercava di creare nella sua terra la stessa armoniosità che trovava nel nostro paese.
Come erede, scelse il proprio cugino Carlo Gustavo, che aveva fornito buone prove come soldato e di statista. Nel 1654 Cristina disse addio al suo trono e al suo popolo, quando piegò la testa perché le togliessero la corona, nessuno volle farlo ed essa dovette ricorrere a un ordine, fu l’ultimo che dette da Regina, Gustavo divenne Re Carlo X, ancora una volta chiese alla cugina di sposarlo ma lei mettendo il piede sul continente esclamò felice: ”Eccomi finalmente libera e lontana dalla Svezia, dove spero di non tornare mai più!”
Arrivata a Roma, si accasò prima in palazzo Farnese, poi in quello Corsini che allora portava il nome di Riario, portò con sé la sua diletta Angelica, viva ma reclusa nel palazzo, dopo le minacce del Papa che la voleva in convento, la ragazza faceva gola a diversi uomini e fra questi c’era l’abate Vanini noto libertino, che con mille scudi, riuscì a corrompere la madre di Angelica che lo introdusse nell’appartamento, gli strilli della ragazza lo costrinsero alla fuga.
La regina Cristina, stava male conoscendo questo episodio svenne e per alcuni giorni rimase incosciente, il 19 aprile del 1689 si spense.
Cristina, Regina di rango, dal sesso sbagliato, popolana, selvatica e autoritaria, che anche senza trono era riuscita a restare Regina, ma mai a diventare quello che più d’ogni altra cosa avrebbe voluto essere: Una donna.
Anna Sciacovelli