“Detto Giovane, Giovanni Paolo Osio, faceva l’amore con la signorina Isabella Ortensia secolare, la quale era nel monastero in dezena e avendo scoperto che si stavano guardando intensamente alla cortina delle galline, gli feci un gran “rebuffo”, – rimprovero, – che portasse così poco rispetto al monastero, anche perché, detta giovane, era data in mia custodia, lui andò via “bassando” chinando la testa, senza dire altro.” Poco tempo dopo, nell’ottobre 1597, fu ucciso L’ex soprastante a Monza dei Leyva, il Molterno, che aveva circa 60 anni. L’uccisione fu addebitata a Osio. Le cause non sono molto chiare: forse una vendetta contro suor Virginia, per lo sgarbo ricevuto, oppure poteva anche essere un omicidio concordato con il Limiato per questioni d’interesse. Entrambi i soprastanti erano furfanti, che cercavano in tutti i modi di arricchirsi a spese dei signori assenti. La seconda ipotesi sembra la più probabile tanto è vero che poco dopo il 24novembre 1597- i de Leyva da Napoli sostituisce il Limiato con Luigi Trezzo, detto il Perruccone. Suor Virginia, comunque è in questo periodo è la Signora di Monza e amministra la giustizia. Il giovane Osio, da una finestra che guardava nel monastero, cerca di contattare Suor Virginia e le fa cenno di volerle mandare una lettera, forse per giustificarsi, ma la Signora, in collera con lui ne ordina l’arresto. Osio allora fugge da Monza e resta bandito per un anno. Poi, per intercessione di molti e su pressioni della superiora, ottiene la grazia. Il giovane Osio a quell’epoca, secondo alcuni indizi, doveva avere circa venticinque anni. Lo scrittore Ripamonti lo definisce “ricco e odioso”. Il padre Giovan Paolo e il fratello Cesare erano molto noti a Monza per le loro ribalderie e i numerosi ferimenti. Anche il fratello Teodoro, ucciderà lo zio per affrettare l’eredità. A quel tempo si perdono le tracce di Gian Paolo, che frequenta personaggi altolocati come i Leyva, D’Adda Francesco, Giovanni Borromeo, Ludovico Taverna, ed Ermes Visconti, non è del tutto ignorante: conosce il latino e utilizza un manuale per comporre le lettere. Secondo il prete Arrigone possedeva “qualche libro”. E’ amico del convento, della superiora, e di suor Francesca Imbresaga.
Nel 1598, Osio fa ritorno nella sua casa di Monza, l’ira di suor Virginia è ormai spenta, anzi la giovane suora, scopre improvvisamente di sentire una forte attrazione per lui, lo spia non vista ogni volta che scende in giardino. Un giorno Suor Ottavia Ricci la racconterà in seguito della frase famosa ” -si potrà mai vedere la più bella cosa?” pronunciata da Suor Virginia in sua presenza alla vista del giovane.
Osio, forse per ringraziarla della grazia ricevuta o perché si era accorto di queste attenzioni, si avvicina a Marianna. Inizia uno scambio di lettere, recapitate in giardino tramite un filo calato dal finestrino, seguito poi da alcuni regali. Il giovane Osio però all’inizio sbaglia strategia scrivendo una lettera molto audace; è subito corretto dal prete Arrigone e scrive lui stesso le altre lettere ispirate a un’ipocrita devozione. A un certo punto, il povero “Cirano” Confessa addirittura alla monaca l’equivoco professandole il suo amore, ma viene scacciato in malo modo. Nell’agosto del 1599, forse liberata dagli scrupoli in seguito alla morte del padre, la suora accetta di avere un primo incontro con Osio sulla porta del Convento. L’emozione è talmente forte da provocare nella giovane una forte malattia. A Natale, Osio entra per la prima volta nel monastero e ha un rapporto sessuale con Virginia. Nel processo che si svolgerà al termine della vicenda, suor Virginia sosterrà di aver ceduto perché era stata stregata d’amore dall’Osio, da quando aveva baciato la calamita nera legata in oro, che era stata battezzata dal prete Paolo Arrigone, complice di Osio. L’episodio della calamita è raccontato da suor Candida Colomba Brancolina, in questi termini: ”Una volta cavandosi dal seno la calamita battezzata che aveva legato in oro dicendo che era reliquia la basciò toccandola con la lengua e poi la dette a baciare a suor Virginia Maria, ma lei stava renitente, et esso gli aggiunse perché havea schivio di lui, ma fece tanto che gli fece toccare con la lingua…”.Gli incontri tra i due organizzati con la complicità di altre suore amiche e succube della Signora, continuano frequentemente tanto che i vicini di casa avvertono la superiora di quello che avveniva nel monastero, tutti dissero che Osio aveva una relazione spirituale con suor Virginia perché voleva farsi cappuccino. Nell’anno 1602, Marianna partorisce il “ putto morto” che le complici Ottavia e Benedetta consegnano a Osio. Dopo il “primo incidente” Suor Virginia è molto turbata e nel vano tentativo di dimenticare Osio getta nel Pozzo più di 50 chiavi che Osio continua a ordinare al fabbro. Virginia è tentata di gettarsi nel pozzo con le chiavi ma in giardino una raffigurazione della Madonna la distoglie da quel pensiero. Fa voti alla Madonna di Loreto, inviandole ricchi doni, convinta che si tratti di Mal d’amore, provocato dai malefici. Riprendono i rapporti con Osio nel 1604 nasce una bimba che Osio, farà allattare da diverse balie, poi dichiarerà che è nata dalla serva del Monastero, questa figlia sarà chiamata Alma Francesca Margherita, che legittimerà il 17 aprile del 1606. In conseguenza a tutto questo, Virginia chiede alla matrigna la maggiorazione della rendita di 20 ducati. Dopo il secondo parto, Suor Virginia esce diverse volte dal convento per stare con la figlia. Nello stesso periodo sono tappate le finestre interne del convento, e la Superiora fa cambiare anche la zona della stanza da letto di Suor Virginia.
Anna Sciacovelli