Don Antonio Lecciso, aveva programmato di preparare il grande presepe nella sacrestia dell’antica chiesa di tutti i Santi, aveva fatto cercare dal vecchio sacrestano, tutte le scatole contenenti gli addobbi del presepe, degli anni scorsi, le statuine e la sacra famiglia San Giuseppe, la Madonna e il Bambinello nella mangiatoia e dodici angioletti da sistemare sia sulla grotta, sia sul castello, posto in cima alle finte montagne innevate con farina e ovatta sfilacciata.
In sacrestia si era creato un notevole fermento per la festa della natività, ogni bambino aveva portato un dono da inserire nel grande cesto dei regali da distribuire la sera di Natale in chiesa per i bimbi più poveri della Parrocchia.
Alcune mamme, avevano raccolto in uno scatolone tanti vecchi giochi dei loro figli e li avevano portati in sacrestia, era un modo come un altro, per liberarsi delle scatole e nello stesso tempo fare spazio nelle loro case. Alcune statuine erano pronte per essere sostituite, a chi mancava un braccio a chi una gamba ad altre mancava addirittura la testa, era importante avere un posto buono e ampio dove fare il presepe.
Il vecchio sacrestano Giuseppe non aveva più la pazienza di rattoppare i vecchi abiti delle statuine aveva pregato una giovane ragazza almeno in questo di sostituirlo.
Maddalena, aveva fatto una cernita delle vecchie statuine, scartandone diverse, anche perché gli abiti che indossavano risaliva, ai tempi della guerra, alcuni abiti erano proprio sbrindellati e non più utilizzabili alla bisogna. Brava con l’uncinetto aveva sostituito mantelle e giacche a diverse statue, ora cercava di sistemare una statuina che rappresentava la vecchia befana che aveva il tuppo una vecchia cuffia tutta sbrindellata, che le copriva i capelli, era abbastanza grande e occupava un posto importante essendo la befana che aveva un compito, di portare i doni ai bambini buoni.
Il presepe occupava tre quarti del salone della sacrestia, doveva essere grande e bello per rispettare la tradizione, lo scarto delle statuine spettava a Don Antonio e facendo una cernita, erano diversi personaggi che dovevano essere sostituiti, ma il timore di Maddalena, era come acquistare delle nuove per la sostituzione, in cassa c’erano pochi soldi e poca pazienza di sistemare le statuine rotte.
Mentre un pomeriggio sia Giuseppe sia Maddalena sceglievano e facevano una cernita delle statuine ancora integre da rendere evidente, nell’interno del presepe, nella chiesa si alzarono delle voci contro un misterioso gatto, che entrando in chiesa aveva sbaragliato dal tavolo grande tutte le statuine facendole cadere sul pavimento con un crac definito dai presenti, quale grande e grave danno.
Don Antonio richiamò all’ordine i fedeli che dovevano assistere alla funzione del vespro rimproverandoli aspramente e dicendo a gran voce che quella era una chiesa e non una bettola quindi di fare silenzio e di pregare, ma il gatto continuava le sue giravolte lungo la navata centrale facendo sbellicare con grasse risate i fedeli presenti.
Maddalena entrò dalla sacrestia con una grossa scopa di saggina e con violenza la batteva sulla groppa del gatto che saltava e riusciva spesso a farla franca.
Mentre in chiesa avveniva tutto questo parapiglia, Vincenzo aveva scelto le statuine del fornaio del panettiere e della lavandaia, che avrebbe trasferito nella cucina della sua casa, dove i genitori avevano scelto il giusto luogo per istallare il presepe di casa, per lui, era soltanto un trasferimento momentaneo di statuine che dopo il Santo Natale sarebbero ritornate al loro posto, di certo le avrebbe riportate poi nella sacrestia della chiesa.
Dalle sue piccole tasche spuntavano piedi e braccia delle statuine arraffate in tutto quel bailamme, mentre il gatto saltava da destra a manca. Sornione Don Antonio, che aveva cento occhi, aveva notato la manovra del piccolo Vincenzo e lo aspettava al varco vicino alla porta secondaria della chiesa, lui non aveva fretta tutto doveva svolgersi come se il caso fosse a suo favore. La storia della manovra, doveva essere veramente per caso. Il gatto com’era entrato così scomparve e nella chiesa tornò il silenzio voluto da Don Antonio. Il piccolo Vincenzo continuò ancora per poco a giocare con le statuine, poi pensò bene di tornare a casa, ma sulla soglia della Chiesa si fece avanti don Antonio che di colpo chiese a bruciapelo ”Vincenzo a chi porti le statuine del presepe?” Vincenzo abbassò la testa e disse:”Le mie sono rotte e non posso metterle nel presepe, qui ce ne sono tante, li prendo in prestito per dieci giorni poi le porto indietro” Don Antonio replicò: “Si chiedono, ma non si prendono vero Vincenzo?” Arrossendo il ragazzo rispose “Si vero, scusatemi Don Antonio non volevo farlo, ma ne ho viste tante e pensavo che…” Don Antonio rispose:” Voglio metterti alla prova, prendile con la promessa del riporto quando toglierai il presepe” Così farò don Antonio” Rispose con una promessa, Vincenzo, fece una corsa per arrivare a casa, arrivò con l’affanno, pose sul tavolo le statuine e andò subito a dormire.
Durante la notte il papà di Vincenzo, iniziò a creare il presepe di casa e nel farlo, non si accorse che erano scoccate già le tre, e lui alle sei, aveva il primo turno di lavoro, doveva ancora sistemare solo qualche altra statuina, poi il presepe di casa era terminato. Il giorno dopo Vincenzo vide, che il papà durante la notte aveva realizzato il presepe di casa e felice si avviò a scuola, nel tragitto ripensò alla sua marachella si fermò in chiesa e chiese a don Antonio, se nel pomeriggio poteva di andare a casa sua a benedire il famoso presepe. Don Antonio, mantenne il segreto, andò a casa di Vincenzo a benedire il presepe, assecondando la volontà del piccolo. Un segreto che rimase tra i due “uomini” uno di oggi e l’altro, un uomo del domani. Le statuine tornarono al loro posto il giorno del 10 gennaio, come aveva promesso al parroco, il piccolo Vincenzo.
Fatto realmente accaduto in provincia di Napoli e precisamente a Marigliano nel 1947.
Anna Sciacovelli