L’ONOG, Opera Nazionale Orfani di Guerra, aveva stabilito attraverso la Prefettura di Bari, in quale luogo sarebbero dovuti essere ospitati, i piccoli orfani di lunedì 9 aprile 1945, dello scoppio della nave “Charles Henderson.” una nave piena di bombe, di aereo e di altro potente materiale bellico determinando conseguenze indicibili, catastrofiche e luttuose, della storia della città di Bari.
Difatti, ancor oggi a distanza di settantatrè anni, non si riesce a sapere, com’è avvenuta la disastrosa l’esplosione.
La fortissima esplosione, avvenne, tre minuti prima di mezzogiorno, alle dodici e trenta ci sarebbe stato il cambio di turno degli operai, che scaricavano materiale bellico dalla pancia della nave, Il piroscafo era all’attracco alla banchina quattordici da circa tre giorni prima di quella mattina, all’interno della nave si sentiva puzzo di bruciato, chiamarono mio padre per spostare la nave dalla banchina quattordici alla diciassette fuori porto.
La Città di Bari, subì perdite rilevanti, le vittime accertate presso il porto ammontano a 317 gli operai portuali civili, più cinquantasette militari americani e 1730 ufficiali di stanza nel porto di Bari.
Molti gli orfani che a causa dello scoppio, avevano perduto il padre, il comitato Pro Orfani cercò d’impegnarsi pur di alleviare i disagi causato dallo scoppio.
Anche la mia famiglia, fu colpita da questo disastro, mio padre nocchiere di bordo, aveva terminato il proprio lavoro e stava scendendo dalla scala della nave, un palombaro lo vide saltare in aria poi più nulla non è stato trovato né in acqua e nemmeno sul molo e neanche a bordo, scomparve quando saltò la nave.
Le ragazze orfane furono ospitate presso gli orfanotrofi femminili accolte dalle suore, mentre i maschietti selezionati per età e scuola, sparpagliati nei collegi americani in Italia. uno dei miei quattro fratelli, Bartolomeo di sei anni, accompagnato da nostro nonno, dopo dodici ore di treno giunsero a Palermo notte tempo e s’incamminarono a piedi verso la spiaggia di Mondello, mentre andavano avanti a tentoni lungo la strada, incontrarono altri gruppi che si recavano verso lo stesso Istituto, lungo la strada mancava la luce, i fanali distanziati a dismisura, mandavano una luce fioca, in lontananza si udiva lo sciabordio del mare, sulla sabbia i più piccoli arrancavano a camminare e si stancarono tanto che alcuni si sedettero sulle valige e non volevano più proseguire.
Quasi tutti avevano preso il treno da Bari per la località della Spiaggia, Addura di Mondello, sul litorale di Palermo, dov’era ubicato il Collegio Americano, dedicato al Presidente degli Stati Uniti d’America, Franklin Delano Roosevelt.
Nell’immenso silenzio, si udirono delle voci concitate che parlavano in stretto dialetto siciliano, parlavano di piccioli, (Bambini) mio nonno mettendo le mani intorno alla bocca gridò “chi è là” una voce nella notte rispose: ” Vi vogliamo aiutare, aviti i piccirilli, ca non ci la fanno” .
Si fece avanti un gruppo di cavalieri con destrieri abituati a camminare sulla sabbia. Presero i bambini li misero sui cavalli, sistemarono alcune valige e partirono a gran galoppo verso il Collegio, appena arrivati, fecero scendere i bambini e adulti dalla groppa dei cavalli, depositarono le valige ai loro piedi, tutti i cavalieri salutarono togliendosi il cappello e sparirono nella notte. Da lontano una voce gridò sono il bandito Salvatore Giuliani, si era ai primi giorni di settembre dell’ 1946. Bartolomeo rimase in collegio per ben 10 anni, al suo rientro a Bari fu assunto come tecnico dalla grande ditta telefonica SIP.
Ha svolto il proprio lavoro per quarant’anni circa.
Anna Sciacovelli