I riscaldatori di tabacco sono comparsi sul mercato da alcuni anni, ponendosi come una delle principali alternative alle sigarette elettroniche. Rispetto a queste ultime, però, si caratterizzano per alcune sostanziali differenze dal punto di vista tecnico e funzionale. Ciò nonostante, non di rado le due tipologie di prodotto vengono confuse o considerate come due versioni alternative di uno stesso genere di dispositivo. THP ed e-cig, in realtà, sono contraddistinti da un principio di funzionamento molto diverso; di conseguenza, sfruttano anche tecnologie differenti.
Cosa rende, quindi, un dispositivo a tabacco riscaldato diverso da una sigaretta elettronica? Vediamo di seguito quattro cose da sapere dei THP per comprendere a pieno la differenza con le e-cig.
I THP non sono sigarette elettroniche
Come già accennato, vi è una sostanziale differenza tra una sigaretta elettronica ed un riscaldatore di tabacco. Quest’ultimo, come si evince dal nome stesso, riscalda una miscela di tabacco (contenuta all’interno di uno stick), al fine di produrre un vapore in cui sono presenti nicotina e aromi. L’esperienza, nel complesso, non si discosta molto da quella offerta da una tradizionale sigaretta; al contempo, il processo di riscaldamento non produce residui di combustione (cenere) e determina un’emissione di fumo estremamente contenuta.
Le e-cig (così come sono indicate le sigarette elettroniche a livello internazionale), invece, sono device per la vaporizzazione; sono dotate di una fonte interna di alimentazione ovvero una piccola batteria collegata ad un atomizzatore. Questi trasforma una soluzione neutra, oppure aromatizzata, in aerosol, in cui è presente una quantità variabile di nicotina (dipende dal liquido utilizzato per ricaricare il dispositivo). Alcune sostanze presenti nella soluzione, quali il glicole propilenico o il glicerolo, fungono da vettore per gli aromi e le fragranze.
Come funziona un riscaldatore di tabacco
Mentre una comune sigaretta brucia tabacco, un THP sviluppa una temperatura controllata, in maniera tale da riscaldare la miscela senza mai raggiungere la soglia di combustione. I dispositivi a tabacco riscaldato, infatti, sono in grado arrivare a temperature che oscillano tra i 250° e i 300°; una tale quantità di calore, per quanto possa sembrare elevata, non basta a bruciare il tabacco ma è sufficiente a riscaldarlo per produrre un aerosl in cui si ritrovano nicotina e, eventualmente, aromi.
Le varie tecnologie per riscaldare il tabacco
Esistono svariati modelli di THC, che si differenziano tra loro per la tecnologia di riscaldamento utilizzata.
I riscaldatori di tabacco di gloTM, ad esempio, scaldano uno stick rimovibile di tabacco a 250° grazie alla Induction Heating Technology, che sfrutta una bobina a induzione avvolta attorno alla camera di riscaldamento. Altri device, invece, adoperano sistemi di riscaldamento di tipo resistivo. Inoltre, come spiega un report stilato nel 2021 da CORESTA, nei THB il tabacco può essere riscaldato tramite aeorosol o mediante carbone (in maniera diretta o indiretta).
I TPH non servono a smettere di fumare
I dispositivi a tabacco riscaldato rappresentano, ad oggi, una delle alternative al fumo tradizionale; chi vuole ridurre il proprio consumo di tabacco da combustione può sostituirlo gradualmente con quello riscaldato. Il ‘passaggio’ è agevolato dal fatto che i THP sono, come detto, in grado di replicare in maniera piuttosto fedele il consumo di tabacco da bruciare, pur senza fare ricorso alla combustione.
Al contempo, non bisogna commettere l’errore di considerarli come un’alternativa ‘sicura’; si tratta, infatti, di prodotti per consumatori adulti, il cui utilizzo può avere effetti sulla salute. Passare al tabacco riscaldato può, in alcuni casi, rappresentare un primo passo verso la completa cessazione del consumo di tabacco ma è bene sottolineare come “smettere di fumare” implichi interrompere del tutto il consumo di tabacco, in ogni sua forma e mediante qualsiasi genere di dispositivo.
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