Dovremmo elaborare una serie di requisiti e teorie sulla questione debito pubblico. Lo sappiamo, la storia va sempre a favore o sfavore, dipende da chi la scrive e che vantaggi o svantaggi ne vuole trarre con conseguenze o recuperi e privilegi. Ci vorrebbero nuovi principi che regolarizzerebbero un meccanismo “non controllato” e meno oppresso da circolazioni di scambio moneta non visualizzabile al piano d’argento. La società e sempre meno motivata all’acquisto in genere. Soliti discorsi si affiorano dall’alta-bassa e media borghesia con un contante che mai vediamo, oggi neppure tocchiamo, molto meno dagli anni del Boom d’oro, e mai riprendiamo quel famoso ”interesse, più l’accento merita il capitale”. Investire è una speranza a cerchio limitato. Si pensi alle prime forme di scambio, detto sì baratto, ove c’era libertà di vendere e acquisire “qualcosa”; con il baratto stiamo scambiando, non stiamo comprando. “Comprare” diciamo è un termine nato dopo il baratto per quanto si possa attribuire il giusto valore e dare importanza a qualcosa o vale a dire a un oggetto di qualsiasi portata. Stiamo barattando cosa oggi? La moneta è diventata molto variabile come le variazioni meteorologiche, al punto da pensare: oggi c’è come la ricchezza del sole, domani non c’è come una notte di luna piena e solitaria. Barattiamo sistematicamente il nulla ovvero lo chiamerei l’ozio del contante. L’introduzione del valore “coniazione e moneta”, “circolazione, interessi e sistemi bancari” hanno fatto sì che hanno plagiato alcuni meccanismi, non tutti derivanti dalla stessa causa in quanto ricordo che il debito pubblico è nato ed è la scia che ci portiamo dal XII secolo, del Novecento fino al periodo Napoleonico, destabilizzando il cittadino che a sua volta impaurito non riesce a regolarizzarsi alle compere e alle vendite. Cosa manca nel nostro piano finanziaro e nel nostro bilancio? Toglierei e spezzerei alcune voci proprio perché sono inutili al capitolo di oggi e rifarei un nuovo bilancio adatto alla società, ai mezzi e alla produzione di quello che effettivamente produciamo e consumiamo tanto non saremo mai un’Inghilterra evoluta, non abbiamo le capacità per quanto ci stiamo sforzando di migliorare per rendere il nostro paese sempre più nuovo e all’avanguardia. Vogliamo essere italiani e lo siamo ma ci accontentiamo di quello che abbiamo. Rimaniamo in Italia e lottiamo senza andare all’estero perché tanto le regole, i vantaggi e gli svantaggi a favore o pro sono quasi gli stessi, alla fine siamo un complesso di stati in continua parità, diciamolo: siamo tutti giocatori in una partita Italia-Germania, Italia-Stati Uniti e Italia- altri paesi. Tra discese e salite, vi dico: i debiti sono sempre esistiti! Dobbiamo liberare la moneta, il danaro è libero, il contante dev’essere toccato e ri-emesso tra le mani del popolo perché solo così come sosteneva un grande commerciante: “l’economia riparte” perché è la gente la sola a far la ricchezza, poi gestita dalle mani dello stato con i dovuti regolamenti.
Rosa Santoro