Gli Stati Uniti sono da sempre considerati la terra ideale per realizzare i propri sogni e diventare magari stelle di Hollywood o imprenditori di successo. Tra carriere ricche di soddisfazioni e tanti fallimenti c’è Charles Fey, uno di quelli che ce l’ha fatta. Il suo nome è noto agli esperti di storia dei casinò in quanto lo stesso Fey è considerato l’inventore delle moderne slot machine. Nato a Vöhringen nel 1862 in una estesa famiglia della Baviera (aveva ben 14 fratelli), Fey vive i suoi anni giovanili in Germania dove coltiva il suo grande amore per le scienze, la costruzione di strumenti e la riparazione di auto. Da adolescente inizia anche il suo ripudio della guerra, non voleva infatti essere arruolato con l’esercito della confederazione tedesca e in particolare essendo bavarese, come molti suoi corregionali dell’epoca, non amava l’ingerenza prussiana nelle questioni del neo-formato Reich. Anche per questo il giovane inventore, all’età di 15 anni, decide di riparare in Francia. Al breve soggiorno francese di tre anni ne seguirà un altro a Londra nel Regno Unito, prima della traversata oceanica che nel 1885 lo porterà negli Stati Uniti dove troverà l’ospitalità di uno zio materno (Martin Vollman) trasferitosi nel 1850 ad Hoboken nel New Jersey.
Grazie alla sua abilità nel costruire e riparare oggetti, nello stesso anno viene preso dalla Western Electrics Company in California, una società specializzata in componenti elettriche e in particolare nella fabbricazione dei primi telefoni. Per divergenze con i vertici societari abbandona dopo appena due anni e fonda una società rivale con i colleghi Theodore Holtz e Gustav Friedrich Wilhelm Schultze. L’invenzione che ha fatto entrare Charles Fey nei libri di storia avvenne nel 1895 quando elaborando una macchina mangiasoldi sviluppata da Schultze (la Horseshoe), riuscì ad apportare una modifica che consentiva a questo prodotto di distribuire monete reali invece di gettoni e bigliettini di ricompensa. Il successo della nuova invenzione portò Fey a concentrarsi sui nuovi ritrovati da casinò e a lanciare nel 1898 la Liberty Bell, la macchina di slot machine più famosa del suo tempo che deve il suo nome all’omonima campana simbolo dell’indipendenza degli Stati Uniti dalla Corona inglese conservata all’Independence National Historical Park di Filadelfia. Le tre campane allineate sui rulli di questa macchina erano sinonimo di vincita per gli scommettitori e questa “one arm bandit” (così vengono chiamate le slot nel gergo anglosassone dei giocatori) divenne presto popolarissima in ogni angolo degli States, sebbene l’inventore non poté beneficiare a pieno del frutto del suo lavoro non avendo registrato il patentino della macchina.
Nel tempo le “one arm bandit” si sono evolute diventando sempre più innovative e tecnologiche e oggi le slot machine virtuali hanno preso dinamiche simili a quelle dei videogame per attirare una clientela sempre più attenta non solo ai possibili ricavi ma anche al divertimento ricavato da esse. Tuttavia, un tempo non era così e le prime macchine di questo tipo erano decisamente semplici e soprattutto non erano capaci di accettare monete, cosa che Fey riuscì ad ovviare con il suo genio adottando un sistema per distinguere i nichelini originali da quelli fasulli.
Fey costruì un piccolo impero affittando le sue macchine ai saloon della California dividendo con i proprietari il 50% dei profitti.
La prima slot machine progettata dal genio bavarese è ancora visibile al Nevada State Museum di Carson City mentre prima si trovava al Liberty Belle Saloon & Restaurant di Reno in Nevada, locale fondato nel 1958 dai due figli maschi di Fey, Marshall e Frank. Fey era un imprenditore stimato e rispettato nell’ambiente dei casinò tanto che nel 1937, la National Association of Coin-Operated Machine Manufacturers nella sua convention annuale dedicò un “Golden Anniversary” all’inventore della Liberty Bell. Lo stesso anno Joe Huber, suo amico e rivale in affari, presidente dell’omonima azienda produttrice di slot, fece uscire sui giornali un annuncio per congratularsi con Fey del riconoscimento ottenuto accompagnato da una frase che lascia spazio a pochi dubbi “Tutti amiamo Charlie, chi diavolo non lo ama?” (We all love Charlie – Who in the hell doesn’t). A San Francisco, al 406 di Market Street, un piccolo monumento in mattoni con una placca di metallo ricorda l’ufficio di Fey presente fino ai primi del ‘900 allo stesso civico, prima che il grande terremoto del 1906 lo abbattesse. Un omaggio all’inventore delle moderne slot deceduto nel 1944 per complicazioni dovute ad una polmonite.