Autore Mario Emari
Il silenzio del tempo, tra le mani una lettera scritta e datata 06/02/2008 e ricevuta in data nove dello stesso mese e anno, m’invitava a partecipare come commentatrice, alla presentazione del volume “Enrico in viaggio nell’aldilà”, presso l’auditorio del villaggio del Fanciullo di Bari, un invito scritto dallo stesso autore, Mario Emari.
Sono trascorsi oltre sette anni da quella presentazione, poi un invito, ricevuto tramite il Prof. Nicola Cutino, Presidente dell’Associazione Mondo Antico e Tempi Moderni, trasmesso a tutti i soci del Seminario dello Studio e Approfondimento del Dialetto Barese.
Quell’invito, un sussulto, un ricordo molto bello, di una serata particolare, ma non sono qui a parlare di me, si vuole narrare del libro e del personaggio, di un Barabba diverso “Barabba il Ribelle”.
Un tema non certo non facile, la ricerca effettuata dall’autore, che andando indietro nel tempo ha cercato di capire e di analizzare la vita avventurosa di un ladro, al tempo di Gesù.
La Palestina, sotto il Procuratore Ponzio Pilato, dove i romani facevano da padroni, in quello spazio ristretto, della Giudea regnava Erode Antipa, figlio di Erode il Grande, autore della strage degli innocenti, alla quale sfuggì Gesù quand’era ancora Bambino.
La voce e la figura di Gesù trent’enne, che predicava l’amore per gli altri, davano fastidio ai sacerdoti del Sinedrio, nei loro animi c’era rancore, verso l’uomo della Pace, i suoi miracoli, sia fisici sia spirituali, creavano disordine tra quella mescolanza, di popolo dei credenti, degli Scribi e dei farisei.
L’autore Mario Emari, nella sua ricerca, ha voluto mettere in parallelo, la vita di Gesù, con quella di Barabba, due vite diverse ma coincidenti, la prima dedita alla salvezza dell’anima, la seconda vissuta tra imbrogli diversi, truffe e ladrocini perpetrati verso i ricchi, che Barabba derubava, per donare ai poveri.
Questa sottigliezza, l’autore mostra, riconoscendo a Barabba Ribelle, il lato buono della propria anima, anche se i due personaggi, si ritrova uno di faccia all’altro, per essere giudicati. Nel giudizio finale del popolo, vince Barabba, perché più conosciuto dal popolino, che nonostante tutto, aveva aiutato dando loro tutto quello, che rubava ai ricchi, essendo un commerciante di spezie, non aveva bisogno di rubare per vivere. Nessun autore ha mai parlato di Barabba, sotto questo diverso aspetto.
Anna Sciacovelli