Negli ultimi anni, il mondo del calcio ha assistito ad un aumento esponenziale del numero di partite disputate dai club e dalle nazionali, con conseguenze negative sia per i calciatori che per gli spettatori. Cosa ne pensano i protagonisti? Perché le tante partite rappresentano un problema non solo per loro?
L’allarme dei tecnici
A lanciare i primi allarmi sono stati alcuni tra i migliori tecnici del panorama internazionale, tra cui l’allenatore del Manchester City, Pep Guardiola. Il catalano ha dichiarato più volte che il calendario è troppo pieno e la maggior parte dei giocatori che sono costretti a scendere in campo con maggior frequenza non riescono a trovare il tempo per un riposo adeguato, cosa che influisce negativamente anche nelle prestazioni.
Altri colleghi di un certo spessore, come Carlo Ancelotti e Jurgen Klopp, hanno espresso una certa preoccupazione per le condizioni fisiche dei loro calciatori, che si trovano ad affrontare stagioni sempre più intense aumentando il rischio di infortuni, oltre ad un rendimento inferiore alla norma che inevitabilmente compromette la qualità del gioco e la competitività delle squadre.
Le difficoltà dei calciatori
Se gli allenatori esprimono il loro disappunto, il discorso non cambia con i giocatori, che sono coloro che pagano il prezzo più alto. Oltre al carico di lavoro estremo e faticoso, dovuto dal fatto che si trovano a giocare quasi ogni tre o quattro giorni, c’è un aspetto da non sottovalutare, lo stress psicologico e mentale che influisce negativamente sull’umore e sulle prestazioni dei professionisti.
Tutto ciò ha un ripercussione anche sulla vita privata dei calciatori, che trovano sempre meno tempo da dedicare ai loro cari o persino a loro stessi. Il mondo del calcio ormai impone grandi aspettative e tanta pressione, e alcuni di questi giocatori hanno già confessato di necessitare di un sostegno psicologico per continuare, o addirittura c’è chi ha dovuto prendere la scelta di cambiare squadra o ritirarsi in anticipo per cercare maggiore serenità.
La delusione degli spettatori
A differenza dei calciatori che soffrono la quantità di partite che devono giocare, gli spettatori ne risentono per la qualità dello spettacolo. Infatti, capita sempre più spesso che le partite risultano noiose e prive di emozioni a causa della stanchezza dei protagonisti. D’altro canto, questa è invece un’ottima notizia per chi ama giocare, che trovandosi a disposizione questo quantitativo di eventi non ha certo problemi a trovare l’ispirazione per la schedina giornaliera. Ma in generale, per i tifosi, questo momento storico del calcio non è sicuramente il migliore ed il disinteresse sta decisamente aumentando.
Inoltre, gli spettatori devono fare i conti anche con il problema della sovrabbondanza di offerta, che genera una sensazione di sazietà e di indifferenza e fa perdere il gusto e il valore di ogni singola partita. Per non parlare del fatto che oggi, per seguire una squadra nella sua totalità, bisognerebbe spendere una somma importante solo per gli abbonamenti alle tante piattaforme streaming.
Il problema delle troppe partite di calcio è reale e grave, e richiede una soluzione urgente e condivisa. Per farlo, è necessario che tutti gli attori coinvolti nel mondo del calcio, dai calciatori ai dirigenti, dalle federazioni ai media, collaborino per trovare un equilibrio tra le esigenze economiche e sportive, tra il rispetto della tradizione e l’innovazione, tra il benessere dei protagonisti e il divertimento degli spettatori. Solo così si potrà salvare questo sport.