Disciplina? Cosa intendiamo? In quali termini la esprimiamo e come viene emessa su un mercato di soci associati in una modernità non più seria ma sballottata da una conseguenza di umori influenzabili su diversi pesi mentali? La disciplina può cambiare in base all’ambiente in cui ci troviamo, alla posizione in cui siamo o soprattutto da quello che viene indossato o quello che viene espresso verbalmente. La disciplina è tale ma può trasformarsi in qualcosa che non avevamo né previsto né calcolato (derivazione dai mutamenti psico-sociali e modifiche aggiunte). Al fine di un giudizio concreto si può stabilire per “nuova disciplina”, orientabile dal 2017 a un futuro non prestabilito o transitorio o finale, il mezzo in cui si possono effettuare “chiavi” di comunicazione di un certo spessore che sia “vuoto” o “pieno”. Trattasi di un livello “non equo” e distribuito su un meccanismo non necessariamente alla base 0(zero) nei meccanismi e principi, quali: “onestà, parità, capacità, volontà” spesso mutabili e conseguenziali perlopiù detti “finti” ovvero una finzione, un’ apparizione non tale dalla quale deriva quell’origine spettante di un ruolo che non è stato assolutamente svolto e non è stato assolutamente tramandato come da padre, madre, zia, parente, etc. in figlio o non lo si è mai conosciuto o spesso è stato ignorato per sfuggire ad alcune regole che hanno impaurito il soggetto all’educazione di una vera disciplina e alla legge comune.
Le discipline cambiano secondo i ruoli. Ad alcune affermazioni perlopiù di carattere militare, ricordiamo, Benito Mussolini “La libertà senza ordine e senza disciplina significa dissoluzione e catastrofe”. La disciplina interna di un organo o istituzione o famiglia deve essere in assoluto il +1 aggiunto alla vita sociale esterna e che da tale norma disciplinare non si deve tramutare in finta disciplina dopo quello che è stato appreso durante l’arco temporale di un lavoro. È importante che la vera disciplina siamo noi e che la si può tramandare con uno sguardo, con un saluto, con un richiamo, con una risata e una sgridata. Non c’è bisogno di finti manichini o di espressioni estreme. Sta a noi decidere se: amare, rispettare e insegnare al prossimo quello che noi siamo e rappresentiamo. Perché sputare un uomo sulle scarpe? Tutto dipende da noi e da come ci comportiamo, tutto dipende da quanto ci vogliamo bene e anche da quanto siamo stati amati e anche se non lo fosse la disciplina è una parte della nostra personalità non chiaramente esterna ma concreta su obiettivi posti in una base di “educazione morale”. Attenzione! La finta disciplina è un falso orientamento che esprime il peggio carattere di una persona con comportamenti e movimenti davvero assurdi, altalenanti e peccaminosi; è persino una maschera e un cerchio non completo. Da cosa nasce la finta disciplina? Ritengo, da una forte frustrazione. La vera disciplina è quella innata, è quella modificata, è quella appresa, è quella dettata ed è quella che non fa una piega neppure se li chiedi di farsi quattro risate con un maleducato proveniente da una finta disciplina. La vera disciplina non tradisce, rimane sempre costante e la vera disciplina è parte della nostra intelligenza morale che esprimiamo prima a noi stessi e poi agli altri.
Rosa Santoro