Genio, diminutivo di Eugenio, guidava il calesse verso il paese, che distava dalla fattoria circa tre kilometri, il fedele cane Flop, seguiva il calesse trotterellando, conosceva bene la strada, che dalla fattoria portava alla stazione, per lui era una passeggiata piacevole, aveva modo d’incontrare altri cani delle ville o delle fattorie dei vicini.
Eugenio come sempre, salutava i fattori più anziani del vicinato con i quali spesso si fermavano a parlare del raccolto, delle olive e dell’uva, che da circa cinque anni aveva rinnovato la piantagione, le radici dei vitigni che avevano attecchito bene e la vigna produceva in modo abbondante la sua uva Regina. Era a conoscenza che la pianta della Vitis vinifera, era originaria di una zona fra l’Europa e il Nord Africa e Asia e che fu introdotta in Francia dai fenici nel 600 a.C. ; poi i romani la introdussero in Germania, nel secondo secolo d.C. .
Genio, era felice del suo lavoro e per questo non si lagnava mai, anche perché non mancavano le continue richieste anche dall’estero, della sua uva gustosa e saporita. Arrivati al paese, si fermarono nella piazza grande, in attesa del treno, il quale era già fermo sui binari, era giunto con due minuti di anticipo sull’orario prefissato. Doriana, aveva già sceso i bagagli dal treno e attendeva il facchino per caricare sul carretto le sue valige, erano circa dieci mesi, che mancava dalla fattoria paterna e il rientro la emozionava molto tanto, che quando scese dal treno aveva i lucciconi agli occhi.
Genio, vide Doriana titubante e incerta, ma quando si avvicinò, la, avvolse in un ampio e forte abbraccio fraterno, chiamandola “Chicco di caffè” per i suoi occhi neri come la pece, Doriana sorrise. Tornava a casa dopo circa un anno, in tasca aveva la laurea di Enologa, ora finalmente poteva mettere a frutto i sui cinque anni di approfonditi studi sui vitigni, sul terreno e le loro degenerazioni nella crescita e come quel terreno adoperato per la vigna dovevano essere irrorato, con giuste e valide sostanze, per far crescere il vitigno senza vermi o difetti sostanziali.
Il ritorno alla fattoria il cavallo aveva messo le ali ai piedi, un trotto costante mentre i due passeggeri parlavano di lavoro e dei nuovi innesti da fare ai vitigni per rinforzarli, come innaffiarli senza far tracimare l’acqua, il bisogno di zolfo per irrorare a dovere le nuove piantine, come dare le direttive ai vignaioli per il taglio dell’uva sia da tavola, sia da vino. Finalmente l’ingresso della fattoria, Marianna la domestica si affacciò per prelevare la valigia e la grande borsa della signorina Doriana, mentre donna Maria scendeva la scaletta per salutare la figlia, un lungo e forte abbraccio tra le due donne, mentre dalla vigna, arrivava il padre per abbracciarla.
Doriana, aveva posato il suo cappello di paglia sul terzo gradino della scala d’ingresso, non si era accorta, che il gatto di casa si aggirava sospettoso e diffidente intorno al cappello lo spostava con la zampa facendolo muovere cercava in tutti i modi di schiacciarlo ma il cappello si rimetteva in forma subito, l’ultima zampata e il cappello cadde sulla testa del gatto, che iniziò una fantastica danza, per liberarsene ma inutilmente, questa situazione fece scoppiare tutti in una grande risata generale, il gatto spaventato, iniziò a correre verso la vigna e più si allontanava più i presenti ridevano a crepapelle.
Nel pomeriggio dopo pranzo era ancora un fantasma con il cappello, che si muoveva incerto per tutta la fattoria creando ilarità al suo passaggio.
Anna sciacovelli