Andria 24 gennaio del 1705, alle ore 13, nasceva Carlo, Maria, Michelangelo, Nicola Brosco, da Salvatore Brosco e Caterina Barrese, il bimbo nato nella città di Andria, battezzato nella chiesa di San Nicola, il ventisei dello stesso mese, da Don Giuseppe Damiani, come padrino era stato scelto, il Duca Fabrizio Carafa.
Doveva avere una carica rilevante Salvatore Brosco, se aveva scelto come padrino il Duca Fabrizio Carafa.
Il padre Salvatore Brosco, ricopriva diverse cariche amministrative locali, era Governatore di Maratea nel 1706, di Minervino Murge, nel 1709, era un grande appassionato di musica, la famiglia trasferitosi a Terlizzi, insieme alla moglie, impartivano anche lezioni di musica e di bel canto.
Volle indirizzare entrambi i figli, a seguire le proprie orme, facendo studiare come compositore Riccardo, come cantate il secondo figlio Carlo, e per conservare la voce di soprano o contralto, prima che lo sviluppo la potesse modificare, si doveva castrare il soggetto.
La castrazione di Carlo, voluta dal fratello Riccardo, dopo la morte del padre, Salvatore Brosco, avvenuta il 4 novembre del 1717, il giovane Carlo mandato a Napoli a studiare canto, con Niccolò Porpora, che curò l’affinamento del suo naturale talento di mezzo soprano e soprano.
Il corso di studio durava circa sei anni, il maestro Porpora, curava molto il solfeggio e la variazione del ritmo e la precisione dell’intonazione, gli esercizi di respirazione petto e polmoni, si sviluppava normalmente nei castrati, il risultato era ottenere una grande potenza sonora quasi surreale, rispetto al timbro di voce e una lunghezza di fiato spropositato, rispetto agli standard attuali.
Il debutto di Carlo Broschi – Farinella, avvenne a Napoli nel 1720, nella serenata di ”Angelica e Medoro” del Maestro Porpora, in una soirèe in onore dell’Imperatrice d’Austria Elisabetta Cristina di Brunswick-Volfenbuttel.
Nel 1730 Carlo Brosco, Farinella fu ammesso all’Accademia Filarmonica di Bologna, mentre un grave lutto colpisce la famiglia, muore la loro madre Caterina Barrese.
Cantò nei teatri di Roma, Vienna, Venezia, Milano e Bologna, facendo impazzire il pubblico. Per i suoi virtuosismi canori. Frequenti erano i duelli vocali, in cui l’aspetto della difficoltà tecnica estrema arricchiva la pura espressione dei sentimenti della musica.
A Napoli nel 1723 era stato notato da Johann Joachim Quantz, in occasione della prima rappresentazione del “Marc’Antonio e Cleopatra” di Hasse, tutti avevano avuto modo di apprezzarla purezza del timbro vocale, l’estensione di scala e la nitidezza del trillo e l’inventiva.
Ammesso all’Accademia Filarmonica di Bologna nel 1730, nello stesso periodo viene a mancare la sua adorata madre, nel 1734 si trasferisce a Londra, dove la sua fama diventa immensa, come i suoi guadagni.
Nel 1737 accetta l’invito di Elisabetta Farnese, moglie di Filippo V di Spagna, durante il viaggio passando dalla Francia, cantò anche per il Re Luigi XV.
Diventato “criado familiar” dei Re di Spagna, il cantante vide crescere la sua importanza, con l’ascesa al trono di Ferdinando VI, di Spagna, che lo nominò cavaliere di Calatrava, la più alta carica, fino allora riservata ai gentiluomini, che poteva provare la nobiltà e l’antichità delle loro famiglie Broschi- Farinelli.
Favorito dal monarca, lo troviamo consigliere, alla Corte Spagnola, tanto che persuade Re Ferdinando Sesto a instaurare un teatro d’opera italiano, collaborò con Domenico Scarlatti anch’egli napoletano, rispettato e adulato da tutti rimase in Spagna fino all’avvento di Carlo III, il quale lo allontanò nel 1759.
Farinelli si ritirò nella sua villa a Bologna (Fuori Porta Lame) oggi distrutta, soffrendo di solitudine e di malinconia.
La voce, più bella dell’epoca, si spense il 16 settembre 1782.
Anna Sciacovelli