Il ruolo del consulente aziendale e delle società di consulenza, non sempre è compreso e valorizzato a dovere, specie da molti imprenditori italiani legati ad un modello di gestione decisamente datato e per molti versi ormai davvero superato.
Il mondo del business è sempre più globale, complesso e competitivo, la dimensione piccola e la gestione, spesso familiare delle PMI italiane paiono ormai, sempre più spesso, drammaticamente inadatte ad una competizione, nazionale e ancor più se internazionale.
Molte aziende italiane, specie se piccole o piccolissime sono in crisi, vivono una situazione di stallo che rischia di portarle ad essere del tutto improduttive, spesso in tempi davvero rapidi.
La consulenza potrebbe rappresentare un modo per uscire da questo stallo, ma anche l’approccio consulenziale deve aggiornarsi.
Un nuovo progetto pare muoversi proprio in questa direzione con oltre 250 consulenti, che sono andati a formare una community che condivide valori e visione, puntando ad un’innovazione delle aziende, che non sia solo tecnica, ma prima di tutto organizzativa e soprattutto culturale.
Bisogna far cambiare mentalità agli imprenditori e al management aziendale, non è facile, ma solo così si potrà uscire dallo stallo, diventare, anzi tornare ad essere competitivi e magari fare meglio di paesi come la Germania.
Il nostro è il Paese con il maggior numero di imprese, ma sono piccole e rappresentano una realtà estremamente frammentata, spesso incapace di comunicare e fare squadra e anche in difficoltà a muoversi in un contesto internazionale, per limiti linguistici e culturali, prima che tecnici o economici.
Secondo un’indagine sulle imprese italiane condotta da Mama Industry, società di consulenza fondata da Marco Travaglini e Fabrizio Mecozzi, sono troppo poche le aziende italiane che possono dirsi realmente competitive. Questo spesso capita perché internamente all’azienda non ci sono le risorse umane con le giuste competenze.
Affidarsi a consulenti esterni dovrebbe sembrare la scelta più logica, ma spesso si è troppo diffidenti per farlo.
Le nostre imprese si trovano quindi sostanzialmente intrappolate, sono immobili, in stallo. Non hanno al loro interno le competenze necessarie e non sanno e spesso non vogliono cercarle all’esterno.
In realtà il problema spesso è che la classe dirigente non si rende conto delle risorse, culturali, organizzative, tecniche e manageriali di cui si ha concretamente bisogno. Per questo serve un cambio, che sia in primis di mentalità, bisogna riuscire a mettersi in gioco, ad aprirsi al cambiamento, non è per nulla facile, ma l’alternativa non c’è o meglio è rappresentata dal fallimento.
In una situazione stagnante, bisogna essere in gradi di avviare una profonda auto critica e di iniziare a dotarsi di tutti gli strumenti e le strategie per creare del vero valore aggiunto.
Non ci si deve concentrare sempre e solo sul prodotto, come in genere si fa in Italia, ma su tutta la filiera.
Il progetto di Mama Industry chiamato Consulente Paziente va in questa direzione. Si tratta di una Community di consulenti esperti e preparati, che vuole diventare sempre più grande e sempre più concretamente utile.
Tra gli obiettivi c’è quello di rendere la consulenza sempre più democratica, accessibile quindi anche a realtà molto piccole.
Si tratta, in qualche misura, di una missione sociale, finalizzata a dare, in primi, gli strumenti che consentano di acquisire la giusta dose di consapevolezza sia dello stato in cui si trova l’azienda, sia delle opportunità di crescita e miglioramento esistenti, così da poterle cogliere, ovviamente con il giusto supporto.