Durante il suo primo mandato, tra il 2017 e il 2021, Donald Trump si è trovato a fronteggiare una serie di sfide internazionali, ma la questione ucraina ha rappresentato un caso emblematico, suscitando interrogativi sulle sue politiche estere e sull’impatto delle decisioni presidenziali. Il conflitto in Ucraina, iniziato nel 2014 con l’annessione della Crimea da parte della Russia e l’insorgere di movimenti separatisti nelle regioni orientali, ha continuato a rappresentare una spina nel fianco della stabilità europea. Molti esperti sostengono che Trump, con la sua singolare visione del mondo e le sue alleanze strategiche, avesse la possibilità di influenzare la situazione e forse persino di evitarne l’escalation.
La prima domanda da porsi è: perché Trump non ha agito per fermare la guerra durante il suo primo mandato? La risposta è complessa e radicata nella sua particolare filosofia politica. Trump si è sempre mostrato scettico nei confronti degli interventi militari americani all’estero, preferendo una politica di “America First”. Questa priorità nazionale implicava anche un disinteresse verso le alleanze tradizionali, come la NATO, e una rivalutazione dei rapporti con paesi come la Russia. In effetti, Trump ha ripetutamente elogiato Vladimir Putin, proponendo un approccio più cauto nei confronti del Cremlino, che, nella visione trumpiana, si traduceva in un tentativo di stabilire un dialogo piuttosto che di inseguire una continua escalation.
Inoltre, i suoi rapporti con l’Ucraina erano intrinsecamente complicati. L’impeachment del presidente Trump nel 2019 è stato in gran parte incentrato su una chiamata controversa con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in cui Trump è stato accusato di aver chiesto di indagare su Joe Biden e suo figlio Hunter. Questo evento ha ulteriormente esacerbato le tensioni tra gli Stati Uniti e l’Ucraina, rendendo difficile instaurare un dialogo costruttivo.
Un altro punto cruciale riguarda la posizione dei membri del suo stesso governo e i loro interessi. Durante il suo mandato, Trump ha circondato se stesso di consiglieri divisi sull’approccio da adottare nei confronti dell’Ucraina. Alcuni di essi, come il Segretario di Stato Mike Pompeo e il consigliere alla sicurezza nazionale John Bolton, sostenevano una posizione più aggressiva contro la Russia, mentre altri erano più in linea con la visione isolazionista di Trump. Queste divisioni hanno probabilmente contribuito a una mancanza di una strategia chiara e coerente.
La geopolitica ha svolto un ruolo significativo nelle decisioni di Trump. La Russia, sotto Putin, ha dimostrato di essere un attore impegnato nel gioco degli scacchi internazionale, cercando di espandere la sua influenza in Europa orientale e oltre. Trump, nel cercare di migliorare i legami con Mosca, sembra aver sottovalutato il rischio di una destabilizzazione più ampia in Europa. Spesso ha messo in discussione l’efficacia della NATO, ignorando il fatto che l’alleanza fosse una rete di sicurezza fondamentale per l’Ucraina e gli altri stati dell’Est europeo.
Infine, non possiamo dimenticare come, durante il suo mandato, Trump fosse molto più preoccupato delle questioni interne degli Stati Uniti e della propria rielezione. Le politiche interne e la gestione dell’opinione pubblica americana hanno giocato un ruolo predominante nel suo operato, relegando le questioni estere a un secondo piano. La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente distolto l’attenzione dalle crisi internazionali, compresa quella ucraina.
In conclusione, sebbene Trump avesse opportunità evidenti per intervenire e potenzialmente fermare la guerra in Ucraina, una combinazione di scetticismo verso le alleanze tradizionali, un approccio ambivalente verso la Russia, divisioni interne e una priorità rivolta al benessere interno hanno frenato la sua capacità di agire. La storia potrebbe giudicare questo periodo come un’opportunità mancata, ma la complessità delle dinamiche internazionali rende difficile attribuire responsabilità univoche. La guerra in Ucraina ha dimostrato come le decisioni dei leader possano avere ripercussioni durature, e la mancanza di un intervento decisivo da parte di Trump ha segnato un capitolo importante nel panorama geopolitico contemporaneo.










