La televisione connessa, o Connected TV o CTV che si dir si voglia, è sempre più presente nelle nostre vite. Com’è facilmente intuibile, con tale espressione si fa riferimento a una modalità televisiva accessibile tramite una connessione Internet. Il classico caso è rappresentato dalle cosiddette smart TV, ma il concetto si allarga anche a console di gioco e a tutti quei dispositivi che consentono lo streaming di contenuti televisivi e, quindi, anche ai tablet e persino agli smartphone.
Questa nuova modalità di fruizione dei contenuti televisivi, che si contrappone a quella che viene definita televisione lineare, ha avuto un impatto non indifferente per quanto riguarda la pubblicità ed è questo tema che abbiamo affrontato con Giovanni Pio Gravina, noto consulente MarTech che ci ha parlato della grandissima crescita della TV connessa, delle sue potenzialità nell’ambito dell’advertising e anche delle sfide che questo nuovo modo di intendere la televisione porta con sé.
Televisione connessa: il grande sviluppo di un nuovo modo di fruire dei contenuti TV
Con l’avvento della banda larga e la sempre maggiore diffusione di dispositivi che consentono connessioni Internet sempre più performanti in termini di velocità e stabilità, anche le modalità di fruizione dei vari contenuti televisivi hanno subito una profonda trasformazione. Ciò, spiega Gravina, non poteva non avere un impatto sulla pubblicità e infatti sono venute a crearsi nuove opportunità, ma anche nuove sfide per il settore pubblicitario che ha l’opportunità di raggiungere il suo pubblico target con modalità del tutto diverse e decisamente interessanti, ma anche sfidanti perché sicuramente è necessario un grande sforzo di adattamento al nuovo modo di proporre i contenuti televisivi.
CTV: una grande opportunità per gli inserzionisti televisivi
È indubbio che la Connected TV offra interessanti opportunità per gli inserzionisti. La modalità connessa, infatti, consente di raccogliere un’enorme mole di dati, da quelli strettamente demografici a quelli relativi al modo in cui un utente interagisce con il mezzo televisivo: durata e orari della fruizione, preferenze di visione ecc.
Come facilmente si può immaginare, avendo accesso a tutte queste informazioni, è più facile raggiungere in modo specifico un determinato target. Questo permette sia di ottimizzare l’investimento pubblicitario, sia di ottenere il massimo da questo investimento.
Si deve anche considerare che grazie alle televisioni connesse è relativamente semplice misurare con una certa precisione l’efficacia di una campagna pubblicitaria. Ciò consente di apportare continui miglioramenti eliminando ciò che non funziona e puntando su ciò che risulta maggiormente gradito all’utente.
Un altro aspetto che deve essere attentamente considerato – spiega Gravina – è che la televisione connessa sta conquistando una fetta di pubblico, quella dei più giovani, che tradizionalmente non è particolarmente attratta dalla TV, perlomeno quella cosiddetta classica. Ciò apre scenari particolarmente interessanti per il settore pubblicitario che può raggiungere più facilmente le nuove generazioni, un pubblico potenzialmente vastissimo.
Un aspetto poi sicuramente positivo è che l’advertising sulle televisioni connesse è sicuramente più mirato di quello tradizionale e, conseguentemente, l’utenza tende ad accettarlo più positivamente rispetto a quanto accade con la pubblicità classica.
Per quanto riguarda le sfide, quella sicuramente più importante è relativa alla questione “privacy”. Come per il mondo Internet in generale, anche nel settore della televisione connessa non mancano perplessità e timori sulla privacy degli utenti. È ovvio che gli inserzionisti dovranno porre grande attenzione alla protezione dei dati dell’utenza garantendo trasparenza e sicurezza nella gestione delle informazioni personali.