Migliaia di video a sfondo pornografico, trafugati “illecitamente” da oltre 2.000 videocamere hackerate, piazzate nelle case di cittadini inconsapevoli o in luoghi come centri estetici e studi medici. Di queste, almeno 150 video sono riconducibili a telecamere collocate in Italia e oggetto di hackeraggio.
È ormai stato scoperchiato il vaso di Pandora sul fenomeno dei “contenuti sensibili non autorizzati”, diffusi nella Rete e sui social, alla faccia della privacy, del diritto all’oblio e delle pari opportunità.
Dopo il gruppo facebook “Mia Moglie” e il sito sessista “phica”, ormai non passa giorno che non salti fuori un sito, un’app, una piattaforma pronta a diffondere- senza alcun consenso e del tutto di nascosto- video e immagini a sfondo sessuale rubate, magari facendo del business decisamente redditizio.
Oggi è la volta di un sito del clear web, quindi accessibile liberamente, stanato da un’azienda che si occupa di cybersicurezza della provincia di Treviso. Yarix, del Var Group, ha infatti fatto sapere di aver presentato denuncia alla Polizia Postale nei confronti di un portale con “dominio registrato alle Isole Tonga, nel Sud Pacifico, che ricorre a domini extra EU o riconducibili a determinati Paesi”. A questi sarebbe collegato anche un bot Telegram (un programma automatizzato che interagisce con gli utenti dell’app di messaggistica) che renderebbe possibile, a pagamento, l’acquisto di “servizi extra”.
SEGNALATI SITO E CANALE TELEGRAM, COSA C’È
Sito e bot telegram insieme rappresenterebbero un sistema di raccolta e diffusione di “migliaia di registrazioni audiovideo, principalmente a sfondo pornografico, trafugate illecitamente da oltre 2.000 videocamere di sorveglianza domestiche e luoghi come centri estetici o studi medici”. Yarix svela che il portale è attivo almeno da dicembre 2024 e “consente di visualizzare gratuitamente brevi estratti delle registrazioni”, offrendo poi dei servizi extra pagamento, tra cui “la possibilità di acquistare l’accesso alla videocamera”.
In dettaglio, il sito quindi è “accessibile senza bisogno di registrazione”, spiega l’azienda in una nota, ma “propone formule a pagamento con tariffe variabili in base alla popolarità e al numero di visualizzazioni dei video”. “Tramite un bot Telegram costruito ad-hoc, è possibile acquistare l’accesso ad una o più videocamere- chiarisce- Il prezzo per ciascuna varia da circa 20 a 575 dollari ( da poco meno di 20 a 500 euro circa), in base al numero e alle visualizzazioni dei video pubblici relativi a tale device; tra questi, alcuni video sono stati visualizzati oltre 20.000 volte“.
DOMINIO ALLE ISOLE TONGA ED EXTRA EU
Il dominio registrato alle Isole Tonga ed extra Eu inoltre, spiegano gli esperti, “è verosimilmente motivato a ragioni legate all’anonimato del gestore del sito e alla flessibilità legale“. Questo perché “alcuni stati non richiedono verifiche rigorose sull’identità dell’acquirente, rendendo più facile registrare un dominio senza lasciare tracce personali evidenti”. Inoltre, “spesso questi Paesi non hanno accordi di cooperazione legale con altri stati, oppure hanno leggi meno restrittive in materia di privacy e contenuti online”. Tutto questo “rende più difficile per autorità estere ottenere dati o chiudere un sito”.
IN CORSO ULTERIORI ANALISI
Ad ogni modo, a seguito della scoperta, Yarix ha prontamente segnalato tramite il Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica (C.O.S.C.) di Venezia alla Polizia Postale Veneto, con cui ha già collaborato per diverse inchieste. Il team di Cyber Threat Intelligence sta monitorando il portale e conducendo ulteriori analisi che possono essere utili all’indagine, che “stabilirà anche se la totalità dei video provenga da hidden camera e vittime inconsapevoli”. Infatti non si esclude l’ipotesi che, oltre ai video autentici, sul sito vi siano registrazioni e dirette con attori, finalizzate a generare traffico sul sito portando più utenti e più sottoscrizioni a pagamento.
LEGA-FDI, FRONTE COMUNE CONTRO IL CYBERCRIMINE
A Treviso è stato scoperto “un portale che vende dirette rubate ai privati cittadini. Siamo consapevoli da tempo di fenomeni di questo tipo nel nostro Paese: ecco perché è necessario velocizzare l’iter del disegno di legge della Lega, ora in discussione al Senato, contro questi crimini. Prevediamo infatti una fattispecie di reato contro la diffusione di dati e informazioni provenienti da sistemi informatici protetti, introducendo un sistema di aggravanti anche per chi ne entra in possesso. La violazione dell’accesso ai sistemi informatici e all’uso illegittimo di quanto ivi conservato è una condotta inaccettabile, che intendiamo contrastare: avanti dunque con la nostra proposta”. Così la senatrice Erika Stefani, capogruppo Lega in commissione Giustizia.
“Dobbiamo essere davvero grati agli informatici dell’azienda trevigiana Yarix, specializzata in cybersecurity, per aver scovato un sito che vende video e dirette rubate da oltre 2.000 telecamere hackerate, ma allo stesso tempo non posso non essere preoccupato dall’avanzare del cybercrimine, che riesce a ‘bucare’ i dispositivi installati nelle case e nei luoghi di lavoro, i quali dovrebbero invece renderci più sicuri”, aggiunge consigliere regionale veneto Tommaso Razzolini (Fdi). “La piattaforma scoperta dall’azienda trevigiana e segnalata alla Polizia Postale del Veneto raccoglie oltre 2.000 videocamere hackerate in diversi Paesi del mondo, mentre sarebbero 150 i video provenienti dall’Italia. Si tratta, in tutti questi casi, di dispositivi che riprendono non solo abitazioni private, ma anche luoghi di lavoro come studi medici e centri benessere, telecamere che sono praticamente aperte a tutti, ovviamente su pagamento”, ricorda Razzolini.
“Oltre ai problemi legati alla privacy, questa nuova formula del cybercrimine deve spingerci a una riflessione approfondita sulle nuove tecnologie: non basta avere una telecamera nel luogo di lavoro o a casa per sentirsi al sicuro, sono necessarie competenze sempre più avanzate e strumenti di protezione adeguati. Per questo- conclude Razzolini- serve un impegno congiunto tra istituzioni, Forze dell’ordine e imprese specializzate, affinché i cittadini e i lavoratori possano continuare a vivere e operare in un ambiente realmente protetto, senza che la tecnologia si trasformi in una minaccia per la nostra sicurezza”.
Fonte Agenzia Dire