“Le startup devono ingrandirsi, e per farlo hanno bisogno di investimenti e finanziamenti”. Lo ha affermato Pasquale Terracciano, ambasciatore d’Italia a Mosca, nel corso della sesta conferenza Startup Village (30 maggio-1° giugno).
Ben 37 le compagnie italiane chiamate in causa a Skolkovo (Russia) per discutere dei rapporti commerciali. Un gruppo vasto, capitanato da affermate realtà quali Tim ed Enel. Attorno al tavolo si sono, inoltre, sedute autorevoli personalità, tra cui Pierpaolo Celeste, direttore dell’agenzia ICE, e Mattia Corbetta, consigliere su innovazioni e startup presso il Ministero dello Sviluppo economico. Che hanno colto l’occasione per enunciare, e condividere, idee sulle attività di incubazione e accelerazione delle aziende innovative. Prestando particolare attenzione al valore rivestito nella società odierna.
Come teorizzò l’economista Joseph Schumpeter (‘distruzione creatrice’), in un sistema capitalistico innovazioni tecniche e gestionali influenzano abitudini e gusti, tanto da sconvolgerli. Emergono player in grado di proporre sul mercato prodotti rivoluzionari o evolvere un business già esistente. Solitamente col supporto tecnologico, fronteggiano costi di produzione inferiori o aprono la via a nuovi mercati. E per starle al passo i ‘vecchi’ leader devono adeguarsi. Così si garantisce progresso sociale.
Teorie introdotte a cavallo degli anni Trenta-Quaranta, eppure ancora estremamente attuali. Gli attori economici si perdono senza prefissarsi chiari obiettivi. Quelli che vengono scambiati per semplici episodi sfortunati denotano in realtà l’assenza di un corretto business plan. Ed è tale solo se mira a creare valore per la comunità. Razionalità, ma anche ‘sacro fuoco’. Perseveranza, passione e professionalità: ruota attorno alle 3 ‘P’ il futuro successo. Aprire una nuova attività significa accettare che assorbirà gran parte del proprio tempo.
Andare in cerca di conferme sul progetto imprenditoriale è positivo. Tuttavia, capita che insorga timore di vedersi ‘scippare’ l’idea. Atteggiamento controproducente: i colpi di genio nascono spesso interloquendo assieme ad esperti in materia. O, perlomeno, emergono possibili lacune. Da correggere anzitempo affinché si dia inizio alla nuova avventura coi giusti presupposti.
Tra fiducia e arroganza c’è una sottile linea di confine. Fondamentale non oltrepassarla. Una startup, per quanto potenziale possa disporre, farà poco strada senza solide fondamenta. Affidarsi alla consulenza di esperti dà diritto a tutta una serie di vantaggi. Realtà conclamate come contributi pmi offrono, col loro team di professionisti indipendenti, assistenza a imprese e piccoli imprenditori, che sono posti nelle migliori condizioni per partecipare ai bandi e ottenere finanziamenti a tasso agevolato.
Servizio ancor più prezioso quando il proprio profilo è particolarmente innovativo. Si lancia, in sostanza, un bene o un servizio dalle proprietà uniche. Torna utile far leva su figure competenti. Indirizzeranno sulla forma di finanziamento più consona e, in maniera lucida e razionale, dispenseranno dritte preziose. Lo scenario attuale induce d’altronde all’ottimismo. Durante Startup Village, Mattia Corbetta, consigliere su innovazioni e startup presso il Ministero dello Sviluppo economico, ha confermato che, dopo decenni, l’Italia figura nella top 10 dei Paesi più attraenti secondo gli investitori stranieri. Traguardo tagliato anche grazie alle agevolazioni stabilite nell’art. 25 dell’ordinamento italiano (Decreto Crescita 2.0): la totale esenzione dell’imposta di bollo, dei diritti di segreteria e del diritto annuale della camera di commercio.