Quando si parla di radioterapia è frequente il riferimento alla tossicità e agli effetti collaterali, pur trattandosi di false credenze sulle quali l’Associazione Italiana di Radioterapia Italiana (AIRO) vuole fare chiarezza. I risultati emersi dall’indagine AIRO-Astra Ricerche[1], mostrano che l’84,3% di chi conosce la radioterapia indica almeno un effetto collaterale: prima fra tutte la stanchezza (indicata dal 63,8%), seguita da reazioni cutanee (arrossamenti, irritazioni) (50,0%), da caduta di capelli, peli nelle zone trattate (37,5%) e da pelle secca (29,5%).
Un aspetto relativo alla mitigazione degli effetti collaterali è stato oggetto dello studio premiato nel corso del 34°Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Radioterapia e Oncologia Clinica (AIRO) appena concluso, in cui è stata indagata la correlazione tra la dose di radiazioni e la tossicità cardiaca nei trattamenti di radioterapia per il carcinoma del polmone.
“Numerose le tematiche presentate nel corso del 24° Congresso AIRO e tutte legate da un “fil rouge” comune: quello della “radiocurabilità”. Si intende la capacità della radioterapia di essere curativa e di interagire in modo sinergico con le terapie sistemiche nella loro evoluzione e con la chirurgia. La radioterapia – spiega Pierluigi Bonomo, Responsabile Commissione scientifica AIRO – costituisce uno dei pilastri fondamentali nella cura del cancro, insieme alla chirurgia, alla chemioterapia e, da alcuni anni, all’immunoterapia. I risultati emersi dallo studio premiato potrebbero rivelarsi fondamentali per lo sviluppo di nuovi limiti di dose da utilizzare nella pianificazione dei trattamenti futuri. L’obiettivo è aumentare ulteriormente la precisione della radioterapia, minimizzando gli effetti collaterali e migliorando la qualità della vita dei pazienti”.
GIOCARE DI ANTICIPO CON LE TERAPIE PERSONALIZZATE
Per alcune patologie è stato evidenziato il ruolo della radioterapia rispetto all’insorgenza di un danno cardiaco. In particolare, nella patologia polmonare, numerosi studi si stanno concentrando sulla valutazione della disfunzione cardiaca dopo irradiazione toracica con l’obiettivo di cercare di effettuare una diagnosi precoce di danno cardiaco.
“Il nostro lavoro è stato condotto con l’obiettivo di individuare fattori predittivi clinici che possano essere coinvolti nel danno cardiaco nei pazienti affetti da neoplasia polmonare sottoposti a trattamento radio chemioterapico. Nello studio è stato effettuato un confronto tra chi aveva presentato un evento cardiovascolare e chi no. I risultati hanno mostrato che nessun paziente– precisa Marianna Miele, Specialista in Radioterapia del team coordinato da Sara Ramella che ha condotto lo studio c/o Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio Medico – è deceduto per evento cardiaco e che gli eventi cardiovascolari presentati erano prevalentemente a carico del ritmo cardiaco (aritmie). Nell’analisi dosimetrica sono stati evidenziati dei parametri risultati essere predittivi di aumento del rischio cardiovascolare. Rilevare precocemente il rischio di danni cardiaci avversi e identificare eventuali fattori predittivi avrebbe un notevole impatto sulla nostra pratica clinica, permettendoci di selezionare pazienti che possono beneficiare di terapie personalizzate”.
LA DOSE GIUSTA SELEZIONATA PER CIASCUN PAZIENTE
Lo studio si concentra sulla ricerca di una correlazione tra la dose di radiazioni somministrate alle strutture cardiache e lo sviluppo di effetti collaterali cardiaci. I ricercatori hanno individuato alcuni parametri che mostrano una correlazione significativa con lo sviluppo di aritmie e altre complicazioni cardiache.
“La moderna radioterapia utilizza oggi un approccio sempre più personalizzato basandosi sulle conoscenze radiobiologiche del tumore in modo da effettuare trattamenti più precisi ed efficaci e ridurre gli effetti collaterali, migliorando la qualità di vita dei pazienti. Selettività, precisione e accuratezza sono le parole chiave per una moderna radioterapia sempre più orientata a selezionare la dose giusta per il corretto paziente. Negli ultimi decenni l’evoluzione delle tecniche radioterapiche – spiega Marta Scorsetti, Presidente AIRB (Associazione Italiana di RadioBiologia) – ha portato a significativi miglioramenti nei risultati oncologici. In questo contesto, l’aumento della precisione del trattamento riveste un ruolo cruciale per ridurre gli effetti collaterali”.